Numerose persone sarebbero morte in mare in seguito al naufragio di un barcone tra Malta e Tripoli. Lo denuncia in un tweet Sea Watch, spiegando che “250 persone erano alla deriva da ieri su 4 gommoni”, che avevano a bordo un numero variabile tra 47 e 85 persone, e che una di queste imbarcazioni si è capovolta e le persone sono naufragate. “Lasciati morire soli nel giorno di Pasqua da un’Europa che parla a vuoto di solidarietà verso le persone che soffrono”: questo il commento di Sea Watch.

I 156 migranti di Alan Kurdi in quarantena su una nave – I 156 migranti soccorsi dalla Alan Kurdi non sbarcheranno in un porto italiano, ma verrà individuata – con il supporto della Guardia costiera – una nave sulla quale saranno trasferiti nelle prossime ore per la quarantena ed i controlli della Croce Rossa italiana e delle autorità sanitarie locali. Lo prevede un provvedimento firmato dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, su richiesta della ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli. La nave della ong tedesca Sea Eye si trova al largo delle coste occidentali della Sicilia.

Su richiesta della ministra De Micheli, informa il Mit, “il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, ha appena firmato un provvedimento con il quale si nomina il Dipartimento delle libertà civili e per l’immigrazione soggetto attuatore dell’intervento di gestione sanitaria, con il supporto per l’assistenza della Croce Rossa per i 156 migranti presenti sulla nave Alan Kurdi in prossimità delle acque territoriali nazionali”.

Questo intervento, sottolinea il ministero, “è coerente con le politiche del governo italiano sull’immigrazione e si è reso necessario a seguito del rifiuto, da parte della Alan Kurdi, di seguire la procedura per l’accoglienza nel proprio paese di bandiera che è la Germania”.

“L’intervento di natura umanitaria – prosegue – non può avvenire con lo sbarco presso i porti italiani, a causa della forte pressione organizzativa e sanitaria, in questa fase emergenziale da Covid-19. Pressione che renderebbe complesso affrontare l’accoglienza in piena sicurezza per i soccorritori e per le persone soccorse. Tale intervento – conclude il Mit – avviene inoltre, nel pieno rispetto delle regole vigenti per gli italiani in Italia e per gli italiani che rimpatriano, nonché a seguito della Dichiarazione sui porti italiani ai sensi della convenzione di Amburgo”.​