Potrebbe finire presto in un decreto legge la regolarizzazione dei lavoratori stranieri. La ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, spinge molto per quelli delle campagne, messe in crisi dal Coronavirus. Il Pd è favorevole ed oggi il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ha chiesto di includere anche badanti e colf.

Aperture arrivano dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Dubbi, invece, dal fronte M5S. Sulle barricate l’opposizione contro quella che il leader della Lega Matteo Salvini definisce “maxi-sanatoria per 600mila clandestini da far lavorare nei campi”. Già lo scorso dicembre il Governo si era impegnato con un ordine del giorno a valutare un provvedimento per consentire la regolarizzazione degli stranieri con un contratto di lavoro dietro il pagamento di una cifra forfettaria. E la ministra Lamorgese aveva detto alla Camera che la misura sarebbe stata vagliata “nel quadro di una complessiva rivisitazione delle diverse disposizioni che incidono sulle politiche migratorie e sulla condizione dello straniero in Italia”.

Ora il Coronavirus ha messo in crisi migliaia di stranieri che lavoravano, senza contratto regolare, nei campi o presso le famiglie. Associazioni di categoria come la Coldiretti segnalano la forte carenza di manodopera nelle campagne, con raccolti lasciati a marcire. La situazione sanitaria è a rischio nei ‘ghetti’ dei braccianti, da Borgo Mezzanone (Foggia) a San Ferdinando (Vibo Valentia). Si è fatta così strada nell’Esecutivo l’ipotesi di varare una regolarizzazione (in anni passata la fecero anche i Governi di centrodestra), in questa fase di emergenza limitata ad alcune categorie di lavoratori, come quelli della filiera agricola, senza coinvolgere la platea complessiva degli irregolari e con paletti precisi nei confronti di chi ha precedenti penali. I numeri sarebbero così nettamente inferiori ai 600mila dalle stime che circolano. In sostanza, lo straniero che presenta un regolare contratto di lavoro subordinato otterrebbe un permesso di soggiorno rinnovabile in funzione di ulteriori contratti.

“Ci sono – ha detto due giorni fa Bellanova al Senato – lavoratori, invisibili ai più, che vivono in insediamenti informali, sottopagati, che già lavorano in Italia alla mercé di quella criminalità che chiamiamo caporalato e che per me significa mafia. Senza furori ideologici o ipocrisie o è lo Stato a farsi carico della vita di queste persone o è la criminalità organizzata a sfruttarla”. Finora non ha mostrato aperture la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S), quella più direttamente interessata dal provvedimento. Mentre il ministro dem Provenzano, è favorevole a “regolarizzare chi lavora e chi consente, anche in questi giorni difficilissimi, di far arrivare il cibo sulle nostre tavole. Includo in questo ragionamento anche badanti e colf”.

D’accordo anche i sindacati che, in una lettera al Governo ed al Parlamento, segnalano ne deriverebbe un “forte vantaggio economico e sociale per tutta la collettività, oltre che un atto di giustizia ed equità” e al contempo sarebbe “una misura di tutela della salute e dell’igiene pubblica in grado di ridurre il rischio di esposizione al contagio per questi lavoratori e per gli altri cittadini”.