Quasi 5 mila matrimoni in Sardegna rischiano di saltare. Lo stop a tutte le cerimonie imposto nell’ambito delle misure anti contagio rischia di mettere in crisi un settore che promuove lo sviluppo del territorio e di mandare in fumo un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro nell’Isola. Tante le aziende che rischiano di finire sul lastrico, privando centinaia di persone dello stipendio. E ora l’industria dei matrimoni isolana (assieme a quella nazionale) chiede aiuto al governo con una petizione (#insiemexilwedding).

Le riaperture previste con l’arrivo della “fase 2” a maggio non rassicurano gli operatori del settore wedding. Questo perché il protrarsi delle misure di distanziamento sociale vieteranno i baci e gli abbracci, proprio quegli istanti irrinunciabili che rendono indimenticabile il giorno del “Sì”. Inoltre la necessità di indossare i dispositivi di protezione andrebbe a compromettere il tradizionale clima di festa e spensieratezza. Restano infine in piedi tutte le questioni tecniche relative ai locali che dovranno ospitare i ricevimenti e le incertezze sui viaggi di nozze. E così sono tanti gli sposi che stanno pensando di rinunciare a sposarsi nel 2020. La corsa al rinvio è già partita e procede incessante.

I dati. In Italia sono stati annullati tra marzo e aprile 17 mila matrimoni e altri 50 mila sono in forse per maggio e giugno. Una perdita stimata in 26 miliardi di euro. In Sardegna rischiano di saltare 5 mila ricevimenti nuziali. Quasi tutti gli eventi privati del 2020 sono stati annullati o posticipati, questo comporta per il settore un calo dei ricavi del 80-100%, come sottolineato da Assoeventi, l’associazione di Confindustria del settore.

In Italia nel 2019 ci sono stati 219 mila e 405 sposalizi (53 mila 330 al centro, 82 mila e 846 al nord e 83 mila 229 al sud), 9 mila e 200 dei quali di sposi stranieri. Un giro d’affari stimato in 540 milioni di euro, con spesa minima di 55 mila euro per evento nuziale e che ha generato 463 mila arrivi e oltre 15 milioni di presenze e ancora in crescita. Intorno ai fiori d’arancio ruotano 83 mila aziende e 1 milione di lavoratori. Lo stop che colpisce 8 mila e 500 location, 2 mila e 500 fioristi, 2 mila catering, 8 mila fotografi, 6 mila e 500 musicisti, 3 mila e 500 wedding planners e tanti altri.

La petizione. In tutta Italia è partita una raccolta di firme (#insiemexilwedding) creata da Camelia Lambru e Mariangela Savonarota titolari di Italian Wedding Awards (l’oscar nazionale dei matrimoni) indirizzata al governo per chiedere un piano urgente di sostegno fiscale e previdenziale alle imprese e liberi professionisti con regolare partita iva del mondo del wedding. Tra le altre richieste anche la costituzione di un codice Ateco apposito per l’organizzazione dei matrimoni, un sostegno immediato con un contributo mensile (commisurato alla perdita di guadagno) per 6 mesi da marzo ad agosto per far sopravvivere le aziende in difficoltà che altrimenti chiuderanno aggravando l’economia e la garanzia di accesso al credito, prestiti a fondo perduto o/a tasso zero.

«A causa del covid 19 il nostro paese sta vivendo un momento difficile, come tutto il resto del mondo», dichiarano Alessia Ghisoni e Cinzia Murgia, titolari di Oggi Sposi & Exclusive Wedding e referenti regionali dell’Italian Wedding Awards, «ma dobbiamo venire fuori dall’oscurità e creare nuove opportunità per rinascere, ripianificando i nostri tempi e le nostre vite e cogliendo tutte le opportunità per ricominciare, convinti che tutto questo ci aiuterà a diventare migliori. Non sarà una mascherina a impedire la felicità, anzi sarà lo strumento per crearla», aggiungono, «perché tutti questi dispositivi nati per proteggerci possono trasformarsi in accessori glamour, diventando parte integrante di outfit d’alta classe e nuovo trend. Inventeremo anche nuovi modi per poter stare vicini e abbracciarci studiando nuovi progetti per rendere tutto ancora più emozionante più bello. Nell’attesa di ripartire noi e tutti i fornitori del wedding saremo qui a tenere per mano i nostri sposi e a coinvolgerli in un nuovo inizio. Ma per fare tutto questo», concludono, «abbiamo bisogno anche del confronto e della attenzione da parte delle istituzioni per cui, nelle vesti di referenti per la regione Sardegna di Italian Wedding Awards ci facciamo portavoce e ambasciatrici del comparto del wedding e degli eventi in Sardegna per rivolgerci direttamente al Governo Conte e aprire un dialogo costruttivo».