“A più di quaranta giorni dalla chiusura delle scuole, delle attività produttive e di gran parte degli uffici pubblici, sembra che la Giunta guidata dal sardista Solinas abbia ancora le idee poco chiare su come guidare la Sardegna fuori da questa emergenza sanitaria”. Lo scrive Progres, Progetu Repùblica de Sardigna.

Secondo la segreteria natzionale “si proclama che la Sardegna potrà essere la prima Regione amministrativa dello Stato e d’Europa libera dal virus ma non si fa chiarezza sulle modalità, sui tempi, su quali mezzi utilizzare per la riapertura e soprattutto si continua ad agire, strumentalmente – pensando alla conservazione e all’estensione del potere – con alcune scelte allineate a provvedimenti presi dalle Regioni del nord Italia che sembrano dettate più dal tatticismo politico e dagli interessi di bottega del centrodestra italiano che al bene comune del Popolo sardo”.

“La scelta fatta dalla Regione Autonoma della Sardegna – continua la nota – di sovvenzionare, ancora una volta durante l’emergenza, la sanità privata ricorda in maniera preoccupante le scelte poco lungimiranti di altre Regioni ma non riesce – nonostante il divieto di comunicare ai medici e personale sanitario – a mascherare le vere inefficienze quali la carenza di dispositivi di protezione individuali in alcuni presidi sanitari e case di cura per anziani nell’isola”.

In questa situazione complessiva Progetu Repùblica “vuole sottolineare la situazione peculiare della provincia di Sassari, la più colpita dall’epidemia in Sardegna, in cui ad oggi esistono solo due laboratori di analisi accreditati entrambi nella città turritana: in un momento in cui avremmo bisogno di effettuare test in tutte le strutture sanitarie, nelle RSA, nei presidi sanitari e si parla di riaperture al “turismo esterno” occorre fare chiarezza sulle garanzie dal punto di vista sanitario anche in città come Olbia che, in estate, riceve centinaia di migliaia di viaggiatori ogni mese. Progetu Repùblica ritiene che in Sardegna la politica – miope e centralista – non dovrebbe replicare in scala minore i danni fatti dal Governo italiano a livello Statale: occorre far ripartire immediatamente i comuni e le zone in cui, visti i pochi casi registrati, sarebbe possibile tornare ad una vita normale”.

La ripartenza, naturalmente, – conclude il comunicato – dovrà avvenire senza abbassare la guardia su eventuali recrudescenze epidemiche: occorre dotare le strutture sanitarie e i presidi locali dei dispositivi di protezione e della possibilità di diagnosticare velocemente la presenza di eventuali contagi in maniera tale da definire dei protocolli di “sanificazione” che permettano di certificare i singoli territori come fuori pericolo per poter far ripartire l’economia locale, mettere in rete i territori sanificati ed estendere le zone di libero scambio tra comuni finché si ricomporrà tutto il quadro delle 377 comunità sarde”.