Da San Giuseppe, il quartiere dove a Sassari inizia quasi tutto, alla ribalta internazionale. Oggi la Dinamo compie sessant’anni. Vicina di casa di due presidenti della Repubblica, Antonio Segni e Francesco Cossiga, e dinastie politiche come quella dei Berlinguer, la squadra di basket di Sassari è cresciuta nello stesso quartiere di ministri, sottosegretari, parlamentari, professionisti, intellettuali, uomini di cultura e artisti.

Un destino già scritto, innescato da un gruppo di ragazzi che oggi assistono increduli dalle tribune del PalaSerradimigni alle imprese della loro creatura, che si è fatta strada e vestita di biancoblu si è fatta un nome anche in Europa.

Uno scudetto, due supercoppe e due coppe Italia, la crescita di fatturato, appeal, sponsor e tifosi, simbolo della Sardegna sportiva e non, ambasciatrice di cultura, identità, eccellenza.

Dal 23 aprile 1960 a oggi, da Dino Milia, l’Avvocato, che prese il giocattolo e lo trasformò in una solida realtà professionistica, a Stefano Sardara, il manager visionario che l’ha riprogettata a sua immagine, tracciando percorsi gestionali mai battuti prima, non da queste parti. Scelte coraggiose, che hanno cambiato la Dinamo, il cui nome e il cui destino da decenni sono legati al Banco di Sardegna. Fermata dal lockdown sul più bello, la squadra di Gianmarco Pozzecco rinvia a data da destinarsi nuovi successi e brindisi.
In rete è festa grande, tra ricordi, foto d’archivio e auguri.

“Difficile non pensare alle emozioni dei padri fondatori lungo questo viaggio – scrive la società – la Dinamo è una casa dove tutti si identificano e lasciano un pezzo di cuore”.