Una caccia ‘mascherata’ da piano di abbattimento faunistico. È la denuncia del Gruppo di intervento giuridico: nel mirino degli ambientalisti la legge regionale dello scorso febbraio che regola l’intervento delle doppiette in caso di squilibri ecologici. Una norma che, però, finirà davanti alla Corte costituzionale. Lo annuncia lo stesso Grig.

“Anche su segnalazione della Lega per l’Abolizione della Caccia e di altre associazioni ambientaliste, il Governo – spiega il portavoce Stefano Deliperi – ha deciso di impugnare per conflitto di attribuzione la disposizione regionale in quanto lesiva della competenza statale primaria in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”. Il problema è questo: chi deve abbattere cornacchie grigie, cinghiali o daini? Secondo il Grig la legge regionale, parlando di soggetti delegati dai proprietari dei terreni, allargherebbe l’autorizzazione ai cacciatori comuni. “Ma non sono previsti – attacca l’associazione – proprio perché tali piani non devono e non possono costituire un surrogato della caccia”.

Il Grig, citando la legge del 1992, spiega chi può partecipare a questi abbattimenti: “guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali” che potranno avvalersi “dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purchè muniti di licenza per l’esercizio venatorio, nonchè delle guardie forestali e delle guardie comunali munite di licenza di caccia”.

La giurisprudenza costituzionale in materia, sotolinea l’associazione, elenca tassativamente le persone autorizzate. “Una sua integrazione da parte della legge regionale – avverte il Grig – riduce il livello minimo e uniforme di tutela dell’ambiente imposto dalla citata norma statale”, perché tale attività “non attiene alla caccia, ma alla tutela dell’ecosistema”.