I test sierologici sono cruciali per la riapertura, ma sapere quanti hanno gli anticorpi potrebbe non bastare. Non è infatti ancora chiaro fino a che punto gli anticorpi proteggano e quante persone dovrebbero averli per garantire la cosiddetta immunità di gregge. A fare il punto sulla rivista Lancet è il gruppo dell’Imperial College di Londra guidato da Rosemary Boyton.

Un punto cruciale, si legge nell’articolo, è infatti capire che tipo di protezione danno gli anticorpi sviluppati contro il virus SARSCoV2, se proteggono e quante persone devono averli per poter mitigare le future ondate di Covid-19. La prudenza è d’obbligo, perchè degli anticorpi misurabili non sono esattamente protettivi come quelli anticorpi che neutralizzano il virus. Inoltre alcuni studi hanno mostrato che il 10-20% delle persone contagiate con sintomi aveva pochi o nessun anticorpo rilevabile.

Altra domanda è quanto dura l’immunità al Covid-19. Le stime più ottimiste, spiegano gli studiosi, sono basate sui dati di coronavirus simili e parlano di un anno. Il sequenziamento del virus aiuterà a risolvere questo problema e nei casi di reinfezione sarà importante capire se è collegata ad un’immunità più bassa. Per calcolare quanta immunità di gregge sia sufficiente a mitigare altre epidemie di Covid-19 servono diverse variabili, come l’R0, cioè il numero di persone contagiate da una positiva, che attualmente si pensa sia di 2,2 per il nuovo coronavirus.

Sulla base di queste stime, si pensa che almeno il 60% della popolazione dovrebbe avere l’immunità protettiva, sia da vaccino che da infezione naturale. Ma il problema è se questi anticorpi li sviluppa anche chi ha avuto pochi o nessun sintomo. Sembra probabile, concludono i ricercatori, che nel breve e medio periodo che la naturale esposizione al virus non dia il livello richiesto di immunità di gregge e servirà quindi una vaccinazione di massa.