“Per poter organizzare in tempi rapidi un servizio di lavaggio e sanificazione degli indumenti di lavoro del personale in servizio (divise, camici e tute) si chiede, agli operatori che fossero interessati ad usufruirne, di darne immediata adesione in forma scritta all’ufficio amministrativo di Codesto Centro. Una mancata adesione – comunicazione verrà considerata come un diniego al voler usufruire di tale servizio.

Considerata la necessità di raccogliere le adesioni in tempi molto stretti si comunica che verranno tenute in considerazione le domande che verranno presentate entro 72 ore dalla data di emissione del presente avviso. Sarà cura dell’ufficio amministrativo del centro avvisare i dipendenti che per diverse ragioni non sono in grado di prendere visione di tale comunicazione”.

“Questo si legge nella recentissima circolare Aias del Centro di Cortoghiana a firma del suo coordinatore, ultima perla di una lunghissima storia aziendale fatta di diritti negati, dallo sciopero alle assemblee, dai licenziamenti disciplinari al lavoro non pagato, agli stipendi arretrati”,  afferma in una nota Claudio Nuscis, Segretario Generale Funzione Pubblica della Cisl Sulcis.

“Auspicavamo, come è successo, che la nostra nota del 20 aprile scorso sollevasse l’attenzione sul fatto che da almeno 12 anni l’Aias ha scaricato sui propri dipendenti l’onere di sanificare gli indumenti di lavoro. A proprie spese e a domicilio. Ennesimo episodio di quel vizio patologico che produce ingenti risparmi di gestione aziendale sulla pelle dei lavoratori e che secondo una nostra stima, dal 2008, anno in cui è cominciata l’inarrestabile crisi aziendale, ad oggi, ha permesso ad Aias di risparmiare solo per questa voce di bilancio almeno 3 milioni di euro – scrive Nuscis – il momento emergenziale che stiamo vivendo consente di discriminare tra il buon datore di lavoro, quello cioè che all’interno delle proprie strutture tutela la fragilità dei propri ospiti assicurando la cura ossessiva dell’igiene e della pulizia (a cominciare dalla sanificazione degli indumenti del proprio personale) e gli altri”.

“Ricordiamo alla Dirigenza Aias ed ai suoi epigoni che la sicurezza sul lavoro è, per ogni azienda, non solo un obbligo legislativo ma una garanzia di qualità, infatti il  D.Lgs n. 81/2008 sancisce che il lavoratore gode del diritto irrinunciabile ad un luogo di lavoro dignitoso e rispettoso di tutte le norme che regolamentano la sicurezza sul lavoro a presidio di un diritto più generale, costituzionalmente garantito, come la tutela della salute. Diritto fondamentale dell’individuo e mai come oggi interesse dell’intera collettività – scrive nella nota la Cisl – per questo motivo denunciamo il maldestro tentativo di “intervistare” il personale dei Centri di Cortoghiana e Domusnovas ponendogli, più o meno, questo quesito “ vuoi che la divisa venga lavata qui in struttura? Firma per il Si o per NO”.

“La sanificazione  degli indumenti da lavoro, va garantita a tutto il personale senza che lo stesso esprima pareri in merito a tale incombenza aziendale. Perché qui non si si parla di uno o più lavaggi in lavatrice ma dei riflessi che certi “atti” hanno sulla salute. Che giova ricordarlo è un diritto indisponibile della persona ed i dipendenti non possono cederlo. Tutto ciò premesso consigliamo ad Aias ed ai suoi epigoni di assumersi le proprie responsabilità di datore di lavoro, di porre fine immediatamente a questa iniziativa ed ai lavoratori di non prestarsi a questi inviti. In difetto di ciò, ci vedremo costretti, per l’ennesima volta, a rivolgerci presso le sedi competenti per far valere i diritti non negoziabili dei lavoratori Aias”, conclude Claudio Nuscis.