“Nella telefonata in diretta, il dottor Nino Di Matteo, ex pm ed attuale membro del CSM, ha riferito che nel 2018 il Ministro Bonafede lo chiamò proponendogli di scegliere tra la direzione del DAP e quella degli Affari Penali, ritrattando però quando Di Matteo, trascorse le 48 chieste per riflettere sulla proposta, si recò a Roma al Ministero per comunicare di voler accettare la guida del DAP”. Lo scrive Massimo Giletti sul suo profilo Facebook, pubblicando uno stralcio di trasmissione Non è l’Arena, in onda su La7.

“Nel frattempo – continua Giletti – come emerso in alcune intercettazioni, nelle carceri di tutta Italia soffiavano venti di rivolta all’idea che di Matteo assumesse il ruolo che per molti avrebbe significato una stretta in particolare al regime del 41 bis. Nelle ore intercorse tra la proposta del Ministro della Giustizia e la sua decisione, infatti, il Gom della Polizia Penitenziaria aveva informato la Procura Nazionale Antimafia e la direzione del DAP della reazione di alcuni capi mafia di spicco che ammettevano “Se nominano Di Matteo è la fine”. Al DAP venne così designato il magistrato Francesco Basentini, poi dimessosi all’indomani dello scontro tv con Massimo Giletti nella puntata del 26 Maggio u.s. di Non è l’Arena, in seguito alle polemiche successive alla concessione degli arresti domiciliari ad alcuni boss mafiosi, tra cui Pasquale Zagaria, non esattamente un rubagalline…”.

“Il Guardasigilli Bonafede – conclude Giletti – risponde che quella di Di Matteo è stata solo una percezione, ma c’è da credere che la storia non finisca qui”.