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Deiana, presidente di Anci Sardegna, ha risposto al consigliere del Psd’Az Mula, attraverso una lunga nota su Facebook, sul tema della tutela del ruolo dei sindaci, dei comuni e delle comunità della Sardegna in riferimento alle scelte del presidente Solinas.
Di seguito l’intera nota:
L’amico Franco Mula Capogruppo del Psd’Az in Consiglio regionale, benché si sia impegnato con le sue odierne dichiarazioni alla carta stampata, non riuscirà a trascinarmi in polemica neanche in questa occasione, tanto più con lui che rappresenta in Consiglio Regionale un partito dalla lunghissima tradizione politica.
Tuttavia le sue dichiarazioni sbagliano talmente il segno che occorre ribadire che la correttezza dei sindaci, dei comuni e di Anci Sardegna è scritta negli atti e nei comportamenti non nei comunicati stampa di cui si nutre la politica regionale per tentare di trascinare le istituzioni in polemiche inutili e infauste e di cui, alle persone che affrontano le difficoltà sanitarie, economico-sociali e lavorative, non interessa assolutamente nulla.
Per rispondere a Franco Mula e rendere evidente a tutti una certa malcelata strumentalità del suo argomentare sarebbe sufficiente rammentare alla pubblica opinione il sostegno di Anci Sardegna all’azione del Presidente della Regione durante la fase di chiusura di porti e aeroporti della Sardegna, il nostro sostegno rispetto all’approvazione di una legge di bilancio tecnica su espressa richiesta dell’assessore delegato; l’intesa raggiunto rispetto a molte problematiche difficili come quella assunta – a titolo di esempio – due giorni fa in Conferenza Regione – Enti Locali sui comuni in sofferenza finanziaria posizione lodata, peraltro, dall’Assessore degli Enti Locali Quirico Sanna e dalla struttura dell’assessorato; l’accordo siglato con l’Assessore al turismo Chessa per il sostegno delle edicole anche col concorso dei comuni.
Ricordo ancora: il ruolo giocato da Anci Sardegna durante la discussione e approvazione della Legge Regionale 12 sugli aiuti alle famiglie quando l’amico Mula manifestava, durante l’audizione di Anci Sardegna, un’opinione assai diversa – ma certamente più aderente alla realtà dei fatti – rispetto a quella odierna sul ruolo positivo svolto dal sottoscritto e da Anci Sardegna in quella difficile fase.
Sulla Legge Regionale 12, è utile specificare che se i comuni non avessero assunto su di sé l’onere della gestione delle risorse lasciandola, improvvidamente, a un’improbabile gestione regionale della misura le famiglie sarde non avrebbero visto un euro fino almeno al 2021, anziché dopo poche settimane come avviene ora.
Ricordo inoltre: il sostegno senza tempo e senza condizioni fornito dalla nostra associazione alla Protezione Civile Regionale per creare un sistema ordinato di distribuzione dei DPI ai comuni, alle associazioni, alle case di riposo per anziani; il monitoraggio – peraltro ignorato dalle strutture regionali – dei tassi di mortalità nei comuni della Sardegna e che avrebbero richiesto un interessamento anche del Consiglio Regionale di cui Mula è autorevolissimo esponente.
Sono solo pochi, ma significativi esempi, rispetto un lunghissimo elenco che potremmo agevolmente stilare, che si possono portare alla discussione pubblica senza nessun timore reverenziale nei confronti di nessuno.
Sull’Ordinanza numero 20 del Presidente della Regione Anci Sardegna ha fatto notare fin da subito le criticità che si sono puntualmente verificate: il rischio dell’inefficacia delle ordinanze comunali ai sensi dell’articolo 3 comma 2 del Decreto Legge 19/2020, il ruolo di controllo esercitato dai prefetti sulle ordinanze contingibili e urgenti adottate dai comuni, impossibilità a calcolare l’Rt comune per comune, la mancanza dei protocolli INAIL approvati.
L’amico Mula saprà certamente che non confondo affatto indice Rt con un protocollo INAIL sulla sicurezza sul lavoro, semmai è lui a voler artificiare la confusione per svicolare dai temi posti e dalle norme richiamate con certosina precisione da Anci Sardegna.
Le obiezioni le abbiamo sollevate alla luce del sole e in trasparenza lasciando, come era giusto che fosse, alla libera determinazione dei sindaci la decisione finale: la stragrande maggioranza di loro, liberamente, ha deciso di non adottare ordinanze. Fra loro ci sono sindaci di destra, di sinistra, di centro, autonomisti, indipendentisti, movimentisti, civici. Appare pertanto risibile l’accusa che si muove alla Presidenza di Anci Sardegna di “partigianeria”.
Ancora: sulle accuse di faziosità che l’amico Franco Mula mi muove. La mia appartenenza politica è nota anche alle pietre di Sardegna e non la nascondo né la nasconderò mai. Lo invito, tuttavia, ad andarsi a rileggere le mie posizioni su scuola, sanità, accantonamenti, riforma degli enti locali, urbanistica quando governava la Regione il Centrosinistra a cui l’Anci Sardegna e i sindaci guidati dal sottoscritto non ha fatto il minimo sconto su nulla.
La dialettica politica e istituzionale esiste, è esistita ed esisterà sempre al di là del colore politico di chi, pro tempore, governa la Sardegna; la lealtà istituzionale non impone l’asservimento, ma la discussione franca e pubblica tanto più fra istituzioni che, secondo il Titolo V della Costituzione, sono equiordinate e non in posizione di vassallaggio l’una verso l’altra.
Per i “litigi” politici e per le polemiche sterili fini a se stesse chi lo vorrà, non di certo io, avrà tutto il tempo quando l’emergenza Covid19 sarà alle nostre spalle e apparirà come un triste ricordo.
Nel frattempo i sindaci sono impegnati notte e giorno a trovare soluzioni per il benessere delle nostre comunità, per affrontare la tremenda crisi socio-economica, per porre in essere tutte le misure e le cautele per evitare il propagarsi o la recrudescenza del contagio di questa terribile malattia.
Tutto il resto è derubricabile alla liturgia della vecchia politica a cui, francamente, non abbiamo il tempo di badare perché oberati dal lavoro e dalla fatica quotidiana dell’amministrare.
Come è evidente dal tenore della mia risposta l’amico Mula non è riuscito a farmi litigare con lui, anzi lo invito fin da ora, in amicizia, a un franco chiarimento politico nella sede che ritiene più idonea o, se lo ritienesse, davanti a buon caffè non appena i bar potranno riaprire in sicurezza i battenti.
Offro io.