Voglia di togliersi qualche dubbio. E voglia di sottoporsi al test sierologico. Quando si è diffusa la voce che la Croce Rossa stava contattando 7.985 cittadini sardi in 89 Comuni su 377 per l’indagine epidemiologica nazionale, qualcuno si è offerto volontario.

“Il telefono ha cominciato a squillare con una maggiore frequenza – racconta all’ANSA Sergio Piredda, presidente regionale della Cri – e qualcuno si è proposto per rispondere alle domande al fine di essere sottoposto al test. Per sé o per qualche parente. Chiaramente ho dovuto gentilmente spiegare che la lista Istat è quella e non può essere modificata”.

La prima mattinata di lavoro a Cagliari con circa un centinaio di contatti – i ventuno operatori sono ospiti dell’aula informatica dell’Università – è stata caratterizzata da molte mancate risposte.

Il problema può essere rappresentato dal prefisso usato per le chiamate, 06: è quello da cui spesso partono proposte commerciali di tutti i tipi.

Molti, di solito, guardano il display e ignorano la chiamata. Altro problema: chi risponde al telefono vorrebbe sottoporsi al questionario al posto della persona chiamata. Ma nemmeno padre e madre possono parlare per conto del proprio figlio minore.

“Questo perché le liste Istat sono calibrate anche per fasce d’età”, spiega Piredda. Naturalmente tante telefonate sono andate a buon fine: la Croce rossa, per tutti gli italiani, è sempre una garanzia.