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“Cagliarimerd, sempre in prima linea per spalare fango e negatività”.

Il raffinato commento arriva da Enrico Pistis, vicesindaco del Comune di Gonnesa, nella condivisione di un articolo di Cagliaripad in cui si tirano le somme sul numero di tamponi eseguiti in Sardegna.

Dalle parole del vicesindaco si intuisce un po’ di livore, ma non si capisce per cosa poiché quelli diffusi sono dati ufficiali. Un vicesindaco, una figura politica che dovrebbe schierarsi per il diritto alla salute dei propri cittadini, e quindi, pretendere un pugno di ferro contro il virus, preferisce invece mettere la testa sotto la sabbia e trovare un capro espiatorio pur di ammettere che la Regione Sardegna ha preso una direzione molto pericolosa nella gestione dell’emergenza in questa fase 2.

La nostra isola ha infatti incominciato la nuova fase con le armi spuntate: in coda nella classifica nazionale dei tamponi effettuati la Sardegna si appresta ad aprire le porte ai turisti senza monitoraggio. A certificarlo è la Fondazione Gimbe, tra le organizzazioni più attive nell’analisi dei dati sull’epidemia in Italia fin dal suo insorgere.

I controlli, nel periodo monitorato dal 23 aprile fino al 20 maggio, sono stati 52 al giorno ogni 100mila abitanti: numeri lontanissimi da altre realtà come Valle D’Aosta (168), provincia Trento (156) e Friuli (102), autonomi alla pari della Sardegna. L’Isola è distanziata anche dalla media nazionale di 61 tamponi.

“Ndi besseusu crasi de pocos locos y mal unidos” ha commentato ancora Pistis, come a sostenere che con la diffusione di dati veritieri si spali fango e negatività. Probabilmente è sicuro del fatto che il virus si combatta armati di ottimismo e promesse. Su questo, del resto, è perfettamente in linea con le dichiarazione di Solinas che a fine aprile aveva promesso di arrivare a effettuare 2000 tamponi al giorno. Ma forse la colpa è di Cagliarimerd che aveva inteso 2000 tamponi faringei, invece erano tamponi di ghisa.

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Il post su Facebook del vicesindaco di Gonnesa: