Luigi Arru, ex assessore alla Sanità dell’amministrazione regionale con Francesco Pigliaru presidente, ha stilato un lungo elenco di proposte da integrare per gestione dell’arrivo turisti.
“La polemica Solinas-Sala, Lombardi-Sardi non mi appassiona” scrive Arru. “Sembra un teatrino per deviare l’attenzione e le tensioni dal reale problema: la gestione della pandemia da Covid-19. Sono appena passati 2 mesi durissimi. Moltissime persone Hanno sofferto, hanno avuto un danno psicologico, altri hanno avuto un danno economico legato al blocco delle attività commerciali, professionali. Andare oltre con il lockdown non sarebbe sostenibile. Rischiamo di passare dal danno della salute, ad un danno economico e sociale”.
“Abbiamo bisogno quindi – si legge ancora nella nota – di affrontare con metodo le numerose incertezze, difficili da fare accettare ma tipiche di una malattia recente causata da un nuovo virus. La Sardegna ha bisogno della ripresa economica più di altre regioni , e il turismo è il primo volano per ripartire. Ma allora come garantire l’accesso ai turisti che vogliono arrivare in Sardegna, tutelando allo stesso tempo i cittadini sardi?”
“La salute dei nostri concittadini potrà essere tutelata se /saranno chiari/verranno rispettati questi dettami:
1)Il passaporto sanitario, o immunitario, non esiste e se esistesse non serve.
Lo afferma La OMS ( Organizzazione mondiale Sanità) e istituzioni scientifiche nazionali ed internazionali.
2)Occorre Istituire un numero verde gestito da personale addestrato e con conoscenze della lingua inglese,francese e tedesca per rispondere 24/24 ore alla domanda di chi arriva da altre regioni, o da altre nazioni, e ha dubbi e problemi di salute; nell’attesa attivazione numero verde collegare la rete reception alberghi e rete USCA( unità speciali Continuità Assistenziale).
3) rinforzare in tutti i punti di accesso ( porti e aeroporti)le misure generali di contenimento pandemia :mettendo a disposizione mascherine chirurgiche, dispenser di soluzioni a base Idro-alcolica e canalizzare le persone in percorsi per garantire la distanza fisica.
4) potenziare in aeroporti e porti i sistemi di monitoraggio di salute del turista in percorsi rapidi, con controllo della temperatura, gestiti da equipes medico infermieristiche, rinforzate da volontari, appositamente arruolati, formati e addestrati.
5) valutare immediatamente da personale USCA una persona che manifesta segni e sintomi di infezione delle vie respiratorie, utilizzando tamponi naso/orofaringei.(I costi esame biologia molecolare sono a carico del SSN, lo stato rimborsa la regione Sardegna dei costi.)
6) Identificare a tal fine 4 laboratori in Sardegna dotati di apparecchiature e competenze per esami biologia molecolare, RT-PCR, che accoglieranno H24 I campioni. Il referto deve essere garantito in 60′.
7) ospitare In attesa del referto la persona con obbligo di non spostamento, in strutture residenziali( strutture turistiche non aperte) e i suoi contatti( persone che sono state per 15 minuti entro 180 cm) rintracciati e cautelativamente accolti nelle stesse strutture residenziali.In ciascuna delle 8 provincie si utilizzeranno Residence a rischio chiusura etc I costi sono pagati dallo Stato.
8)accogliere il turista risultato positivo al tampone , ma asintomatico in strutture residenziali dedicate alla quarantena; le USCA, rinforzate, monitoreranno al telefono o videoconferenza, ogni giorno,le condizioni cliniche delle persone in quarantena;
9) garantire al paziente asintomatico e ai familiari di poter tornare nella propria residenza con un aereo dell’aviazione militare con sistema di biocontenimento, grazie ad un accordo stato regione.
10) predisporre,in alternativa ,un traghetto da attrezzare come nave ospedale, dotato di camere a pressione negativa 3-4 ( costo 50.000€/una) per riportare paziente e familiari alla propria residenza.
11) Dotare tutti e tre gli elicotteri AREUS di barelle di biocontenimento a pressione negativa, per trasporto secondario tra ospedali, o per trasporto interregionale del paziente. I costi saranno coperti da Regione di residenza del paziente.
12) ricoverare urgentemente i pazienti con sintomi, in un COVID hospital. Dovrà essere rivista entro 10 giorni la rete e ruolo ospedali della rete ospedaliera regionale attuale, per evitare di bloccare attività sanitaria ordinarie.
13) Tutti gli ospedali DEA I livello ( 8 ospedali DEA I livello) devono essere dotati di percorsi COVID, separati da percorsi ordinari; tutti gli ospedali DEA I livello devono essere dotati immediatamente di camere a pressione negativa, nel settore emergenza urgenza almeno tre( costo 50.000€/unitario).
14) Gli ospedali COVID dovranno essere dotati di reparti con camere a pressione negativa e dove già presenti, potenziati ( S.S. Trinita Cagliari, Malattie Infettive AOU Sassari, San Francesco Nuoro); tutti e tre i reparti dovranno essere dotati di strumentazione diagnostica dedicata per evitare spostamento del paziente e commistione con aree non Covid.
14) Istituire In tutti e tre gli ospedali COVID, i TEAM Covid, multidisciplinari, con: rianimatore, pneumologo , infettivologo, internista, e team infermieristico.Queste squadra avrà l’obbiettivo di evitare che il peso assistenziale cada solo su un gruppo di specialisti; i team devono avere a disposizione tutti i dispositivi di protezione personale necessari, fino ai PARP o simili tipo helmet ; il numero ottimale è di 3 team, per turni massimo da 8 ore, nei tre ospedali
15) Preparare ed essere pronti, in situazioni di ripresa della pandemia, ad attuare un PIANO PANDEMIA, piano previsto di solito nella cosiddetta Medicina dei disastri, pronti ad aumentare i posti letto secondo stima di 500 /1.000.000 abitanti, il che significa in Sardegna 750 posti letto per acuti in più.
Un sistema sanitario rapido moderno può mitigare e ridurre la pandemia, la certezza assoluta vorrebbe dire chiudersi con le immediate e gravi conseguenze economiche, sociali.