Per due mesi ci hanno tenuti chiusi in casa con piglio militare. Sceriffi e podestà locali hanno addirittura emesso ordinanze che vietavano alle persone di andare a curare l’orto e a correre da soli in aperta campagna. Io stesso sono stato fermato dai barracelli, in aperta campagna (solo col mio cane e senza anima viva in giro), e minacciato di multa e denuncia penale. Metà della nostra economia è stata fermata senza ricevere alcuna deroga (come invece è accaduto alla quasi totalità delle aziende del nord che non hanno mai chiuso, mentre portavano via i cadaveri con i camion militari perché i forni crematori non riuscivano a smaltire le salme). Questo perché l’economia della Sardegna vive di piccole attività, di lavoro informale e lavoro grigio, di piccole attività che non sono in condizioni di “dimostrare” di essere funzionali alla produzione di beni essenziali. Ci hanno multati, minacciati, impauriti, depressi e a volte persino pestati.

Ora, con la fondazione Gimbe che avverte come in Lombardia stiano falsificando i dati, e con la recrudescenza dei casi, da oggi riapre tutto. In tutto il mondo la riapertura è stata graduale e regionalizzata. Persino in Francia che è un paese centralista le zone ad alto contagio (che sono anche quelle più popolose ed economicamente più attive) continuano ad essere chiuse. In Italia no. In Italia comandano Assolombarda, i presidenti di Lombardia e Veneto, in Italia sindaci come Sala parlano a reti unificate come fossero capi di Stato o di Governo. E poi abbiamo i nostri scendiletto locali che dopo aver fatto ZUM ZUM ZUM si piegano alle decisioni delle Regioni ricche ed arroganti del nord, ai veri padroncini di questo pseudo Stato unitario. Solinas emette una nuova ordinanza dove non si capisce un’acca. Chi vuole venire in Sardegna deve registrarsi compilando il modulo on line o attraverso l’applicazione #SardegnaSicura, scaricabile dagli app-store, oppure compilare a mano il modulo a bordo e consegnarlo all’arrivo al presidio medico-sanitario, sottoporsi alla misurazione della temperatura corporea e compilare la scheda di ricerca di possibili pregressi infezione o contatto col Covid-19.

Scusate che vuol dire? Io vengo dalla Lombardia, dove abbiamo il 58% dei casi positivi di tutto lo Stato, però firmo un modulo, scarico un’app, mi faccio misurare la temperatura e via al mare, al bar, in discoteca? Ma ite semus, brullende? Però ancora in Sardegna non si può presentare un libro, non si può andare a scuola, non si può andare al cinema, non si può organizzare un concerto nemmeno all’aperto e se ti beccano i vigili in 4 per strada o se ti abbracci con il tuo partner per in spiaggia via 500 euro di multa. La soluzione c’era e avrebbe salvato la stagione turistica e la salute pubblica dei sardi: creare una coalizione con tutte le regioni del sud e con la Sicilia e imporre allo Stato di chiudere le regioni ad alto contagio, come del resto si sarebbe dovuto fare fin dal principio, come anche la stessa fondazione Gimbe ha chiesto a gran voce dai primi di marzo. Così hanno proposto #CamineraNoa ed altre realtà del sud e della Sicilia. Invece no, “l’Italia deve restare unita”, i “diritti della Costituzione”, “il nord non si ferma”, “i sardi sono egoisti”, “dobbiamo dare un bel segnale di unità”, “ci ricorderemo di dove andare in vacanza”, “ripristiniamo il passaporto del regno Piemontese” e tutta la sequela di fesserie che abbiamo sentito a reti unificate in questi gironi, infarcite di bandiere tricolori a destra, al centro e a sinistra.

Ma non è finita qui, dal cilindro Solinas tira fuori la perla delle perle: il voucher per il turista che si fa il test. Vieni lombardo, vieni veneto, vieni ligure, se ti fai il test medico ti regalo pure un voucher spendibile su tutto il territorio regionale. Venghino siori venghino. E se volete, con il voucher potete comprare anche dei sacchetti con le noccioline da tirare agli indigeni. Loro sono ospitali, saltellano e scodinzolano quando vi vedono e vi sono grati per aver concesso la vostra presenza!

 

Di Cristiano Sabino