Maltrattamenti a cani randagi di tutta l’Isola, malnutriti, spesso lasciati morire e in alcuni casi uccisi senza informare il Comune di riferimento. I decessi degli animali non venivano registrati, i corpi smaltiti in modo non conforme – uno addirittura è stato ritrovato in una cella frigo – per percepire quanto previsto per convenzione col Comune proprietario.

Questa è la fotografia del canile lager. La Procura di Tempio Pausania ha accusato la responsabile legale dell’associazione di volontariato che gestisce un canile a Olbia, in località Pedres, e un veterinario, direttore sanitario della struttura.

Il canile di Olbia, già sequestrato nel 2019, ospitava 619 animali: il doppio del previsto. Box inidonei, cibi per uomo scaduti, cure sanitarie approssimative, profilassi e vaccinazioni non fatte. Tutto per limitare i costi e distrarre i proventi delle convenzioni con 31 Comuni e due Unioni dei Comuni su tutto il territorio regionale.

L’operazione “Cerebro” ha portato oggi alla notifica per gli indagati delle misure cautelari interdittive disposte dal gip Caterina Interlandi al temine delle indagini condotte dal procuratore di Tempio, Gregorio Capasso, dal sostituto Nadia La Femina, e condotte dal capitano Carlo Lazzari, che coordina le fiamme gialle galluresi sotto l’egida del colonnello Giuseppe Cavallaro, comandante provinciale, e dal responsabile provinciale delle guardie zoofile, Giovanni Azara.

Il canile è stato sequestrato, il veterinario interdetto dalla professione e dal contrarre con la pubblica amministrazione, come la presidente dell’associazione. Sequestrati anche beni di loro proprietà per 1 milione e 200mila euro.

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