“La proroga al Piano Casa diventa una nuova strategia per aggredire il PPR. Piuttosto che adeguare il Piano paesaggistico regionale alle modifiche del Codice Urbani ed estendere le disposizioni previste oggi solo per le zone costiere anche alle zone interne, la maggioranza di centrodestra in Sardegna si preoccupa di scardinare le misure di tutela sulla fascia costiera, sui beni identitari e nelle zone agricole”. A scriverlo, tramite nota Facebook, è Francesca Ghirra, consigliera dei Progressisti in Consiglio comunale a Cagliari, evidenziando come “la nuova ‘interpretazione autentica’ avrebbe un pericoloso carattere retroattivo e sanerebbe tutta una serie di opere abusive rendendole legittime fin dall’origine, oltre, ovviamente, a consentirne di nuove”.

“Ma cos’è il Piano casa?” scrive ancora Ghirra. “Si tratta di una norma speciale introdotta in Sardegna nel 2009 con il titolo “Disposizioni straordinarie per il sostegno dell’economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo”, reiterata negli anni e parzialmente modificata nel 2015 con le “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”. A mio modesto avviso, una norma miope, senza alcuna visione e interesse per il governo del territorio. Sicuramente è stata utile per dare qualche risposta a un settore in forte crisi, ma è servita più che altro a giustificare deroghe permanenti ai piani urbanistici comunali e all’intera pianificazione urbanistica”.

“Avrei forse avuto un’idea diversa – scrive ancora la consigliera d’opposizione – se fosse servita a riattivare il settore generando benefici collettivi: avremmo potuto utilizzarla per riqualificare il patrimonio dismesso, ad esempio. O per provare a dare una casa a chi realmente non ne possiede una. E invece è stata utilizzata per far chiudere qualche veranda, far realizzare qualche attico a chi una casa già la aveva e far ampliare qualche struttura ricettiva in maniera più o meno organica e “sostenibile” anche dove il quadro normativo e vincolistico ordinario non l’avrebbe consentito”.

“Possibile che non si riescano mai a immaginare modelli virtuosi, capaci di riattivare l’economia nel rispetto dei nostri territori?” si chiede ancora Ghirra. “Certo, la destra punta da sempre su speculazione e cemento, ma noi dobbiamo batterci per promuovere una pianificazione urbanistica che, ripartendo dalla legge regionale n. 45/1989, preveda la salvaguardia assoluta della fascia costiera dei 300 metri dal mare, dei nostri beni ambientali, storico culturali e identitari. Dobbiamo promuovere la cultura del consumo di suolo netto zero, prevedendo che l’eventuale occupazione di spazi liberi avvenga de-sigillando o ripristinando a usi agricoli o seminaturali aree di pari superficie in precedenza urbanizzate e impermeabilizzate”.

“Dobbiamo promuovere – questa è l’idea di Francesca Ghirra – una trasformazione urbana fondata sulla riqualificazione dell’esistente e sul ridisegno del territorio urbanizzato, da non considerare come un dato acquisito e irreversibile, ma come un corpo suscettibile di essere ridisegnato e ricucito secondo orditure nuove e più funzionali. Dobbiamo porre rimedio ai danni del passato, caratterizzati da urbanizzazioni spesso incontrollate e disperse, rivelatosi inefficienti e anti-economiche. Dobbiamo pensare a come dotare la nostra regione di un sistema di infrastrutture e trasporti interni che favorisca la revitalizzazione dei nostri centri, a come gestire le dismissioni e bonificare le aree dei poligoni militari, anzi che continuare a caricare le nostre coste di cemento. La pianificazione urbanistica può e deve essere uno strumento per riaffermare il diritto di cambiare e reinventare le città e i territori in modo più conforme alle esigenze collettive, non per rispondere agli interessi di pochi compromettendo le opportunità di tanti. La nostra “specialità” può fare della Sardegna un laboratorio per lo studio, la progettazione, la sperimentazione di una vera economia per l’ambiente, con l’obiettivo di creare anche nuove professionalità e posti di lavoro”.

“Tornare alla “normalità” precovid – conclude la consigliera – oltre che impossibile, non ci farebbe crescere come società. Dobbiamo riuscire a trasformare la terribile crisi legata all’emergenza sanitaria in un’opportunità per immaginare nuovi modelli di sviluppo sostenibile, da un punto di vista ambientale, economico e soprattutto sociale. Sono sicura che il lavoro dei Progressisti Consiglio regionale vada in questa direzione e sia orientato ad arginare le politiche di retroguardia di questa amministrazione regionale”.