“Dal Fondo sociale europeo la Giunta scippa i soldi con cui finanzia il sostegno a perdere a favore delle imprese. E tradisce gli indirizzi europei volti a favorire la riprogrammazione dei fondi tra i loro diversi assi d’intervento ma nel rispetto delle loro finalità”. La Cgil Sardegna attacca la maggioranza in merito al testo della legge quadro da 148 milioni di euro, “finanziati per il 40% dal Fondo sociale, mentre solo il 12% è rivolto ai lavoratori e alle fasce deboli, che dovrebbero pagare il conto e accontentarsi”. L’auspicio del segretario regionale Michele Carrus, è che “attraverso il confronto si possano apportare le giuste modifiche”.

Il disegno di legge 162 – attacca il sindacato – è sparito per due mesi e poi ricomparso all’improvviso, senza alcun confronto preliminare che invece il presidente della Regione si era impegnato a svolgere. Ora il Consiglio regionale si dovrebbe esprimere entro una settimana, mentre le parti sociali, sottolinea il segretario “vengono chiamate soltanto a pronunciarsi a favore o contro una pietanza preconfezionata e in gran parte indigesta”.

Tempi, metodi e contenuti suscitano la disapprovazione del sindacato, che evidenzia molte ragioni per fare sostanziali modifiche all’impianto e alle singole norme di una legge che rappresenta “una sortita improvvisa per tentare forse di recuperare inefficienze e ritardi mostrati nell’affrontare l’emergenza sociale e la fase di ripresa”, distorcendo l’uso di risorse per il lavoro e il sociale verso misure assai discutibili e forse irrealizzabili. Vengono stanziati solo 18 milioni per dare una insoddisfacente attuazione all’Intesa del 26 marzo scorso, maturata in un contesto diverso e ora in parte superato dalle misure nazionali.

“Non si coprono più tutti i lavoratori esclusi da altri provvedimenti, ma solo alcuni, con modalità incerte e a condizione di non aver percepito nient’altro – ha detto Carrus – mentre per gli autonomi e i titolari d’impresa si erogano senza condizioni trattamenti anche sei volte maggiori, cumulabili con tutto ciò che hanno avuto o avranno in altro modo”. Secondo la Cgil “negando il confronto si è persa l’occasione per individuare meglio reali necessità e destinatari, magari erogando a tutti, in modo equo, le provvidenze e anche l’integrazione fino a 800 euro dei trattamenti di sostegno insufficienti, anziché prediligere alcuni a discapito dei più bisognosi”.