Smart working? Sì, ma a determinate condizioni, ossia con regole circa gli aspetti che hanno caratterizzato in senso negativo l’esperienza, come la mancanza di rapporti tra i colleghi di lavoro e lo scambio di esperienze. Lo dice un sondaggio realizzato dalla Consigliera Regionale di parità Maria Tiziana Putzolu in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil. Lo scopo era quello di conoscere e verificare come i sardi hanno percepito la modalità di lavoro da casa.

1380 questionari somministrati, ben l’84% si dicono d’accordo per capitalizzare l’esperienza. Di questo 84, il 32% dichiara di voler proseguire senza porre condizioni, il 52% invece chiede una regolamentazione.

“Più che di smart working si è trattato di vero lavoro a distanza – spiega la consigliera Maria Tiziana Putzolu – di erogare da parte delle lavoratrici e dei lavoratori la stessa prestazione di lavoro che prima si svolgeva in ufficio dalla propria abitazione, in prevalenza con mezzi informatici, connessioni e postazioni proprie, con orari da rispettare e output giornalieri/settimanali da consegnare”. Secondo la consigliera di Parità, “quando si afferma che si vorrebbe proseguire l’esperienza ma a determinate condizioni, entra subito in campo il ruolo importante che il sindacato è chiamato a giocare in questa partita”.

Cgil, Cisl e Uil spiegano che “sarà fondamentale il ruolo della contrattazione, programmando (ad esempio) il diritto alla disconnessione, il lavoro per obiettivi, l’avanzamento di carriera e via di seguito”.