Con un duplice esposto, alla Procura della Repubblica e all’Anac, la deputata sarda del M5S, Mara Lapia, riporta la sanità dell’Oristanese all’attenzione dell’autorità giudiziaria. “Esattamente due mesi fa ho scritto all’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, una circostanziata lettera con la quale segnalavo i disservizi che si registravano al San Martino, ma anche negli ospedali di Bosa e di Ghilarza: non dobbiamo dimenticare che, in piena emergenza sanitaria per il Covid-19, la Assl di Oristano è stata paradossalmente depotenziata, anziché essere rafforzata, e ulteriormente svuotata di servizi e operatori. A fronte di questa mia lettera – ricostruisce Lapia – il 7 maggio scorso ho ricevuto una risposta non dell’assessore Nieddu, ma del direttore sanitario dell’Azienda per la Tutela della Salute, dottor Maurizio Locci, che non solo non mi ha rassicurato, ma ha confermato la scarsa attenzione che i vertici dell’Azienda hanno per l’assistenza sanitaria nel territorio di Oristano e provincia”.

Il direttore sanitario dell’ATS, scrive la parlamentare alla Procura e all’Anac, ammette le carenze di organico (definite “lievi”) nella Patologia Clinica e Radiologia del San Martino e gravi carenze nella Medicina Interna degli ospedali di Bosa e Ghilarza, “tanto da essere costretti a ricorrere alla mobilità d’urgenza, inviando senza preavviso operatori del San Martino verso Bosa e a personale esterno, con contratti libero-professionali per Ghilarza”.

Sul fronte dell’emergenza-urgenza, nella risposta dell’Ats si confermano carenze “ancora più gravi” sia di specialisti per il Pronto Soccorso dell’ospedale San Martino, che per i due punti di primo soccorso del “Mastino” di Bosa e del “Delogu” di Ghilarza.

“Con stupore ho, poi, letto quanto Locci scrive su Anestesia e Rianimazione e Pediatria, reparti nei quali non ci sarebbero carenze. Secondo i dati fornitimi, nel reparto di Anestesia e Rianimazione ci sarebbero 22 dirigenti medici, per l’ATS un numero inferiore rispetto a quelli presenti negli anni scorsi, ma superiore a quelli dovuti e spettanti. Ma ciò che dicono i vertici della sanità sarda – prosegue la deputata – non corrisponde al vero: i dirigenti medici presenti sono ad oggi 12, altri quattro sono stati mandati in altre strutture in piena emergenza Covid-19 e di questi solo due hanno fatto rientro, ma per andare subito dopo in ferie o, come ci risulta, chiedere il trasferimento definitivo in altra sede”.

La carenza di anestesisti, peraltro, sta creando gravi disservizi e da settimane si registra lo stop dell’attività operatoria dell’Ortopedia, annunciata dal primario per la riduzione della disponibilità delle sale. In questo momento le persone pluri-traumatizzate non possono avere assistenza al San Martino, gli interventi programmati si sono accumulati e per gli operatori dell’Ortopedia risulta impossibile garantire l’assistenza in tempi adeguati e in sicurezza.

Anche sulla Pediatria, Lapia chiede l’intervento della magistratura per fare chiarezza, “di fronte alle dichiarazioni fumose dell’ATS, che sminuisce di fatto il lavoro del reparto, confermando quanto paventato nelle scorse settimane dalla direzione sanitaria del San Martino, che ha annunciato agli operatori la volontà di chiudere qualsiasi attività ospedaliera pediatrica e trasformarla in attività ambulatoriale”.

Nell’esposto la parlamentare si sofferma anche sulla situazione della Cardiologia (“che di fatto oggi non può garantire le urgenze”), dell’Emodinamica, della Psichiatria e della Medicina Interna, per arrivare a chiedere alla Procura di “disporre gli opportuni accertamenti, valutando gli eventuali profili d’illiceità penale e, nel caso, individuare i possibili soggetti responsabili al fine di procedere nei loro confronti, qualora sussistano gravi violazioni del diritto alla salute in capo ai cittadini di tutto il territorio oristanese”.

“Ho voluto infine segnalare – conclude Lapia –, come degno di indagine, il fatto che, mentre si depotenzia un ospedale pubblico, come il San Martino di Oristano, al contempo si finanzino posti letto nelle cliniche private”.