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“La montagna (di nuovo!) ha partorito il topolino! Che altro dire, pur col dovuto riguardo, delle conclusioni scaturite in questi giorni dagli incontri tra il Prefetto e il Sindaco di Cagliari? Cosa c’è di nuovo rispetto a tutto quello detto in questi anni? Nulla! ‘Più controlli, più forza dell’ordine’? Se la soluzione è questa non ci resta altro da dire: ‘Che confusione!’. Queste cose ce le siamo ripetute per anni in Prefettura col Prefetto Giuffrida (unico uomo delle istituzioni che abbia sposato la causa delle vittime, i residenti: ne abbiamo dato informazione anche al Presidente della Repubblica), col Prefetto Perrotta. Dicemmo allora, presenti a quegli incontri, che i problemi di ordine pubblico nascevano come conseguenza di scelte politiche sbagliate e dalla marea di atti illegittimi assunti in questi anni dagli Uffici del Comune”, sono le dichiarazioni, contenute in una nota stampa, del Comitato dei Quartieri di Cagliari ‘Rumore no grazie’.

“Signor Prefetto, Signor Sindaco, alla base del disastro acustico e dei problemi di ordine pubblico ribadiamo con forza che domina la concessione illegittima del suolo pubblico per mescita e ristorazione all’aperto. Illegittima perché disposta in violazione della legislazione sanitaria in materia di inquinamento acustico (Legge 447/1995) e del Piano di Classificazione Acustica Comunale – prosegue il comunicato – sulla base dei provvedimenti richiamati, in fascia oraria notturna (10 di sera- 6 del mattino), anche un solo tavolo con quattro persone, sistemato a ridosso delle abitazioni, con attorno il silenzio più assoluto, un solo tavolo- lo ripetiamo- determina un livello di rumore alla fonte di circa 68 decibel che è di oltre 200 volte quello massimo consentito (45 decibel) in Classe Acustica III e di oltre 70 volte quello consentito (50 decibel) in Classe Acustica IV: classi previste per Marina e Stampace, quartieri dichiarati da anni in criticità acustica e in emergenza sanitaria. Inoltre un solo tavolo determina un livello di rumore in immissione (dentro le abitazioni) di circa 63 decibel, oltre 25 volte quello consentito (50 decibel) in Classe Acustica III, oltre 5 volte quello consentito (55 decibel) in Classe Acustica IV. Questi numeri, con quattro persone e un tavolo nel silenzio ambientale, racchiudono una “assordante” verità che non si vuole rivelare. Ma di posti a tavola in piazza Yenne ce ne sono circa 800, solo per fare un esempio”.

“Quindi, Signor Prefetto, Signor Sindaco, la soluzione vera al problema che angustia la città non è nel dispiegamento di più forze dell’ordine per le strade, oneroso per la collettività, ma nella rimozione della illegalità nella concessione del suolo pubblico per mescita e ristorazione all’aperto e nel riconsiderare le concessioni in atto. Ponendo fine al procedimento amministrativo perverso di questi anni e rimuovendo gli artefici del disastro. Purtroppo non solo non si fa pratica di legalità ma, auspice il corona virus, tavoli, sedie, ombrelloni e persino botti crescono, in disprezzo dei residenti, ovunque come in fungaie, ostacolando persino il normale transito delle persone nelle strade. D’altronde quale sia la causa dell’inquinamento acustico del Centro storico, il Comune di Cagliari lo sa bene perché è scritto a chiare lettere in un documento ufficiale che porta la firma dell’Assessore di merito: ” La principale sorgente sonora è stata individuata nell’aggregazione di persone, richiamate dalle attività dei locali che offrono servizi ai tavoli all’aperto, atte a conversare e talvolta a schiamazzare all’esterno degli esercizi pubblici” (Comune di Cagliari: Piano di Risanamento Acustico-Relazione Tecnica, p.96) – e conclude il presidente del Comitato – perdere tempo sulle conseguenze anziché affrontare la cause del disastro in cui viviamo non serve alla città, alimenta la sofferenza dei residenti, la fuga verso l’hinterland e la ricerca di giustizia nei Tribunali”.