Il lockdown ha causato danni gravissimi alle società sportive dilettantistiche ed alle scuole calcio, un fatto di cui pochi sono a conoscenza, i cui effetti sono già visibili con la perdita di numerosi posti di lavoro. Ma c’è chi resiste e si prepara alla stagione che riprenderà in autunno. Ed è proprio in questo contesto che si concretizza il mercato di carne umana minorenne. Neppure conclusa la stagione agonistica dilettantistica, bloccata dalla prima settimana di marzo, sono in corso ormai da diverse settimane le trattative di allenatori e società ad accaparrarsi i bambini delle scuole calcio e gli atleti delle categorie Giovanissimi e Allievi per la stagione 2020/21.

Le telefonate ai genitori ed agli stessi ragazzi ormai sono all’ordine del giorno nel tentativo di tecnici e presidenti delle Asd  ed Ssd, Associazioni Sportive Dilettantistiche e Società Sportive Dilettantistiche, di accaparrarsi bambini e gli atleti che per questi personaggi non sono altro che money walking. Si tratta di molti, tanti, tanti soldi, la maggior parte dei quali corre “in nero”.

Il tutto ruota attorno al vincolo sportivo, una norma del regolamento Federale che permette alla Società di vincolare un’atleta minorenne fino all’età di 25 anni. La Asd utilizzando questa norma per svincolare il ragazzo chiede alla famiglia o all’atleta stesso un corrispettivo in denaro per lasciarlo libero di scegliere un’altra Società. Il corrispettivo in denaro può essere determinato dalla Società ma la Federazione suggerisce un importo minimo che va poi ad aumentare in base alla qualità dell’Atleta-bambino. Sono tanti i genitori che non sanno che i loro figli sono “proprietà” della società per cui sono tesserati. La Società cedente infatti se vuole può chiedere cifre importanti per rinunciare al tesseramento di un suo atleta. Il tutto per trattativa privata, e passaggi ‘in nero’, per evitare i lunghi tempi della Federazione. Infatti una la Società può rifiutare di dare lo svincolo e obbligare il bambino a rimanere tesserato contro la sua volontà. Oppure la Società può decidere di tesserare un atleta e tenerlo in panchina o fuori rosa per tutta la stagione per danneggiare altre realtà. Sono tante le pieghe del regolamento che le famiglie non conoscono, ma hanno il diritto di essere informate. E qui cerchiamo di spiegarlo perché in queste pieghe del regolamento ci sguazza e prolifera il malaffare di gente senza scrupoli. Non è un caso che venga chiamato “mercato”, un termine che offende la dignità umana, figuriamoci quella di un bambino. Una vergogna che in Europa succede solo in Italia e in Grecia.

Per combattere questo scempio è nato un movimento nazionale che si sta battendo per l’abolizione di questa aberrazione ed è presente su Facebook con la pagina “Liberatemi dal vincolo sportivo”. Una pagina che racconta storie tristissime di bambini ricattati dalle società sportive in tutto il Paese.

Si, gente di malaffare e senza scrupoli il cui unico obiettivo è il denaro, denaro sulla pelle e sul divertimento dei figli degli altri. Peraltro con un sistema di calcolo che ai più è difficile comprendere. Ad esempio, se un bambino che è stato tesserato negli ultimi cinque anni, cioè dall’ultimo anno della categoria Esordienti fino al compimento dei 17 anni, con una Asd o una Ssd e vuole andare a giocare in Terza categoria, la società che lo deve ‘svincolare’ ha diritto ad un ‘premio di preparazione’ di 550 euro. Questi soldi dovrebbero essere versati in Federazione dalla società che acquista il nuovo tesserato e poi essere trasferiti alla società cedente. Ma cosa succede? Succede che per ottenere lo svincolo si avvia una ‘trattativa privata’ tra genitore e presidente per liberare il ragazzo. Il genitore paga per far giocare a pallone il figlio, ignaro di tutto. L’oggetto della vendita (e del ricatto) è il ragazzo. Quei soldi infatti vanno in tasca, senza fattura e senza traccia, alla società cedente che concede lo svincolo dell’atleta. In parole povere la cessione ad altra società. Questa cifra indicata di circa 550 euro è la ‘tariffa’ federale per la Terza categoria che lievita man mano che la categoria diventa più importante: Seconda (1100 euro) Prima categoria (1600 euro), Eccellenza (2500 euro), Serie D (3000 euro), per passare poi a cifre molto importanti per i professionisti.

La circolare N.3 della FIGC del 18 luglio 2019 avente per oggetto “Premi preparazione – istruzioni per l’applicazione dell’art 96 delle N.O.I.F.”, tra le altre cose recita: “Il ‘quantum’ del premio non può essere deciso in base al singolo caso o alla singola fattispecie bensì deve essere definito facendo riferimento a parametri imposti dalle tabelle dei premi di preparazione che vengono aggiornate ogni anno al termine della stagione sportiva in base agli indici Istat per il costo della vita (al momento attuale il valore è di € 553,00 – riferito alla stagione sportiva 2018/19).

Ma veniamo ad un altro punto: quello dei genitori che non possono pagare e all’abbandono dello sport. Capita spesso che le Società prestino molta attenzione ai bambini/ragazzi figli di genitori fanatici e benestanti. Perché? Perché quel tipo di genitore si presta bene ad essere raggirato e fregato con il trucco dello svincolo dietro pagamento del premio di preparazione sborsando somme importanti per ‘riscattare’ il figlio, somme che, nei dilettanti possono arrivare fino a 20mila euro. Per i ragazzi/atleti che ‘valgono’ ma non hanno genitori benestanti, il discorso cambia e generalmente vengono abbandonati.

Ma perché succede tutto questo, e come dicevamo, solo in Italia e in Grecia? E’ un vecchio retaggio della Federazione che doveva (giustamente) premiare gli sforzi degli oratori e delle Società amatoriali che con mille difficoltà facevano giocare gratis i bambini togliendoli dalla strada. Ma oggi quella necessità è venuta meno perché tutte le Asd ed Ssd  hanno una scuola calcio che è a pagamento: una stagione costa infatti circa 500 euro a bambino, tra attrezzatura e rette mensili. Sono naturalmente escluse le altre spese, come le trasferte, scarpini, visite mediche, tutto a carico della famiglia. Quindi se i genitori pagano per far frequentare la scuola calcio al loro figlio, che senso ha lasciare ancora in essere il premio di preparazione? Nessuno!

Parlavamo prima del “mercato” estivo. Questi giorni, a “stagione calcistica” in corso, sono come una colata lavica in continua evoluzione. I mister che si ‘spostano’ da una società all’altra si ‘portano’ dietro i loro atleti, ed è un susseguirsi di telefonate lusinghiere ai genitori. Una delle frasi più ricorrenti è questa: “Guarda che tuo figlio è sotto osservazione della società Xyz o della Yztl”. Tutte di Serie A, naturalmente per edulcorare l’offerta. E questo solo per bontà e stima? Manco per idea: spostare un gruppo di sei sette bambini significa impoverire e mettere in ginocchio una scuola calcio concorrente, poi assicurarsi i premi di preparazione di decine e decine di atleti che giocheranno negli anni a venire. Se quei 500 euro di cui abbiamo detto prima si moltiplicano per 50 bambini, ci vuol poco a capire che stiamo parlando di cifre assolutamente importanti. Moltiplichiamolo per circa 5/600 ragazzi che terminano il percorso nella categoria Allievi in Sardegna e si ha contezza dell’importante fiume di denaro che ogni anno circola nel calcio giovanile dilettantistico.

Ad esempio: se l’allenatore Mister X porta in una Asd 26 ragazzini, sta ‘regalando’ alla sua società un potenziale di circa 13mila euro sonanti di premi di preparazione che potenzialmente incasserà negli anni successivi. Solo per il parametro della Terza Categoria. Questo se il ragazzo, lasciata la categoria Allievi, vuole giocare nel ‘calcio dei grandi’. Accade anche se il ragazzo sta ‘fermo’ uno o due anni. Per riprendere a giocare a pallone, se gli vien voglia di tornare ad indossare gli scarpini, dovrà fare i conti con la clemenza o la bramosia di denaro dell’ultima società che lo ha tesserato.

Purtroppo nel cagliaritano ci sono società che decidono di fare più squadre in una stessa categoria tesserando anche 40 o 50 ragazzi, spesso sottraendoli alle altre società, per acquisire più atleti possibili in modo poi da fare un vero e proprio business. Infatti quando molti di questi ragazzi, divenuti adulti vorranno andare a fare due tiri sotto casa in una Terza categoria, diventeranno merce di scambio.

Gli abbandoni e i ragazzi sulla strada. E se una famiglia non può pagare? Dicevamo prima che i ragazzi vengono abbandonati dalle società (carne da macello di scarto) e lasciano lo sport perché lo Stato è assente: non esistono strutture, e tutele, per questi ragazzi che abbandonano il calcio e lo sport in generale.  A tal proposito sorge in interrogativo, ovvero, quanti Matteoli, Zola, Barella, Cossu, Sau, Deiola potrebbero esserci in Sardegna? La risposta è una sola: tanti, tantissimi. I giovani calciatori sardi non sono meno bravi degli altri, soffrono solo di un ambiente malato e assetato di vil denaro e di carenza di strutture. Di quelle strutture che potrebbero valorizzarli e farli crescere, assicurando loro un benessere sociale e la gratificazione di fare sport.

Uno degli aspetti peggiori di questa assurda realtà è che molti Mister delle Scuole calcio sono tasselli fondamentali e pezzi conniventi di questo squallido “mercato”. Infatti, come detto prima, sono loro che in questo momento, in quest’ultimo scorcio di stagione, prima del 30 giugno, hanno assestato i colpi di “mercato” migliori trasferendo gruppi di giovani e bambini ad altre società.  “Si – dice un genitore che intende conservare l’anonimato -, sono stato contattato dal mister che intenderebbe portarlo con se alla ‘Yztl’. Mi ha parlato di prospettive molto interessanti per il bambino, potrà andare a giocare in serie C o anche più in alto se è costante. La nuova società lo vuole. Lo porto lì!”. Ecco questo è il tono delle conversazioni telefoniche e degli ammiccamenti, che a decine, centinaia questo periodo, scorrono sui cellulari caldi di alcuni mister e direttori sportivi senza scrupoli. Ma questi omettono di dire un pezzo importante di verità,  e cioè che a fine stagione Allievi il ragazzo 17enne sarà vincolato alla Società fino ai 25 anni e che per essere ‘svincolato’ il genitore dovrà pattuire il ricatto di cedere una somma alla società stessa. Naturalmente velocemente ed in nero.

Ecco perché li abbiamo definiti money walking, perché sono soldi che camminano, anzi, corrono e a fiumi, nelle scuole calcio e nel settore giovanile. Una piaga sconosciuta ai più, agli stessi giocatori, agli stessi genitori, che interessa non solo il calcio, ma anche il volley, il calcio femminile, il calcetto, la pallacanestro, e tutti gli sport di squadra. Uno squallore al quale chi di dovere ha deciso di vederci chiaro.