Dagli appalti, all’abuso d’ufficio, fino al danno erariale. Sono ancora diversi i nodi da sciogliere nel decreto sulle semplificazioni. A quanto emerge al termine del vertice di questa mattina a Palazzo Chigi, tra i partiti sono rimaste distanze sui diversi temi e si è deciso di chiudere la discussione in sede politica per passare la palla all’esame tecnico del preconsiglio dei ministri. Ma più d’uno, al termine della riunione di questa mattina, vede difficile un’approvazione del testo definitivo in Cdm e ritiene probabile che il via libera arrivi “salvo intese”. Sul tema degli appalti sopra soglia e sull’elenco delle opere pubbliche da sbloccare, si starebbe ancora in queste ore cercando un’intesa. Ma Leu, con Loredana De Petris, tiene aperto anche il tema dell’edilizia, reputando non sufficiente lo stralcio della norma sul condono dal testo: “Restano norme per noi inaccettabili come quelle che consentono le ricostruzioni in deroga, senza mantenere le stesse sagome: non c’è l’esclusione dei centri storici e di tessuti urbani consolidati. Si capisce bene che impatto puo’ avere”. Quanto al tema dell’abuso d’ufficio, mentre il Pd spiega che un accordo di massima è stato raggiunto, la stessa De Petris afferma che non si sono fatti passi avanti e fonti di Iv dicono di aver chiesto lo stralcio della norma. “Abbiamo fatto le nostre osservazioni – dice De Petris – ora spetta al governo”.

“È il momento del coraggio: l’Italia non è disposta a fare passi indietro. Non possiamo concederci di mancare questo appuntamento storico per l’Italia. Tutti dobbiamo osare. Non possiamo accettare il principio per cui non facciamo per paura di infiltrazioni”, ha detto il premier Giuseppe Conte.

“Piena convergenza con Zingaretti sul decreto semplificazioni da portare presto in Cdm. La pensiamo allo stesso modo: bisogna correre”, ha detto il Conte dopo l’incontro con il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

“Ci auguriamo che il governo definisca e vari al più presto il cosiddetto decreto-semplificazioni che è stato annunciato”, ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. “Le bozze che sono circolate finora non risolvono tutte le criticità ma – sottolinea – è innegabile che il problema è immenso e costituisce da molti anni un collo di bottiglia per la crescita del Paese, la realizzazione di opere e interventi troppo a lungo rinviati, il reddito e il lavoro di centinaia di migliaia di italiani”. Per questo, indica il leader degli industriali, “un segnale forte è indispensabile e bene ha fatto il premier Conte ad annunciarlo in questi giorni anche nei suoi colloqui europei”.

Intanto il Dl rilancio approderà nell’Aula della Camera lunedì alle 10. Attesa per oggi la fiducia. Si punta a chiudere l’esame dell’intero provvedimento, che poi dovrà passare al Senato, entro la giornata di mercoledì. Un voto sul filo in commissione Bilancio alla Camera dove, da un paio di ore, sta andando avanti l’esame degli emendamenti al Dl Rilancio che hanno ricevuto parere negativo di governo e relatori, e che quindi vengono bocciati. Nel corso della votazione di un emendamento della Lega in tema di infrastrutture, che la maggioranza aveva chiesto di respingere, la votazione è finita in pareggio: 17 contrari e 17 favorevoli (probabilmente a causa della distrazione di alcuni parlamentari di maggioranza, che non hanno alzato la mano al momento dovuto). Il conteggio è stato fatto dal presidente Claudio Borghi (Lega): “Ho contato le mani – ha spiegato – erano 17 sì e 17 no. Che facciamo, procediamo con il voto nominale?”. La questione si è chiusa senza dover ripetere il voto, quando Borghi ha ricordato che, in ogni caso, il ‘pareggio’ vale come ‘no’.