“Se mi assolverete, avrete la coscienza a posto. Al contrario, sarete protagonisti di un’ingiustizia, condannare un innocente è gravissimo”. È l’ultimo passaggio di una lettera scritta e poi consegnata all’ANSA dai suoi difensori da Alberto Cubeddu, il giovane di Ozieri già condannato in primo grado all’ergastolo per il duplice omicidio di Gianluca Monni e Stefano Masala, tra il 7 e l’8 maggio 2015. Oggi pomeriggio è prevista la sentenza della Corte d’assise d’appello di Sassari: i giudici sono già in camera di consiglio e alle 13 il presidente comunicherà l’ora del pronunciamento.

Nell’attesa il giovane ha riordinato i suoi pensieri e riempito quattro pagine di quaderno con grafia chiara, caratteri in stampatello maiuscolo, per chiedere giustizia e ribadire la sua innocenza. Le memorie scritte le ha consegnate ai suoi avvocati, Mattia Doneddu e Patrizio Rovelli.

“Sono la terza vittima di questa storia, la mia unica colpa è di essere cugino di qualcuno”, scrive Cubeddu riferendosi a Enrico Pinna, il parente minorenne all’epoca dei fatti, condannato in via definitiva a vent’anni per il duplice omicidio. “Molta gente si è prodigata per provare il falso, io sono innocente, certi personaggi hanno agito da delinquenti, alla stregua di chi ha assassinato quei due poveri ragazzi”, accusa. “Chi mi ha condannato ha sbagliato clamorosamente – afferma – in molti hanno la coscienza sporca, io ho la coscienza pulita, sono rimasto incastrato in un meccanismo infernale”.

“E’ stata rovinata la vita mia e dei miei familiari”, si legge ancora nella lettera in cui poi spiega: “mi fa male che mi si possa addossare una cosa del genere”.

“Voglio sperare che ci sia la vera giustizia, che dovrebbe scagionarmi del tutto”, è il suo appello. “Non sto chiedendo niente, sto chiedendo il giusto. Io – ribadisce – non sono in debito con la giustizia, al contrario lo è la giustizia con il sottoscritto”.

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