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“La prima cosa che capì da bambino fu che erano poveri”. Comincia così il romanzo di un uomo e di un mito, Gigi Riva. Storia di riscatto e di liberazione, com’è sempre stato per i grandi del calcio. Storia di successi e imprese memorabili, ma anche di cadute, ferite e delusioni. ‘Il sogno di Achille’ è il nuovo libro del giornalista Carlo Vulpio sulla storia del grande campione ‘Rombo di tuono’, edito da Chiarelettere. La presentazione, moderata dal giornalista Valerio Piccioni, oggi nel circolo Ondina Generali di Roma e, oltre all’autore, sono intervenuti anche Marco Lai (ufficio legale Figc) e Giacomo Mameli (giornalista e scrittore).

In occasione dei 50 anni dalla vittoria dello storico scudetto del Cagliari e dei 100 anni dalla nascita del club sardo, di cui Riva oggi è presidente onorario, ‘Il sogno di Achille’ racconta la storia di Riva e, in parallelo, celebra da un lato alla bellezza e l’ospitalità della Sardegna; dall’altro la storia dell’Italia degli anni ’60-70, attraverso episodi belli e drammatici, di conquiste civili e sociali, scandite dalle bombe delle stragi che inaugurarono gli anni di piombo. “La sua è stata una vita difficile – racconta l’autore -. Una lotta con quello che comunemente chiamiamo destino. La Sardegna è il luogo che maternamente lo accoglie, il paragone con Achille è perché ho sentito l’Iliade nella storia di Riva. Fin quando questa persona non viene investita dalla funzione del destino, la sua storia non si sarebbe compiuta. Non c’è solo l’Achille che conosce l’ira che gli ha tolto la famiglia”.

Un manipolo di “figli della guerra”, 17 calciatori tutti nati durante gli anni del secondo conflitto mondiale, e un allenatore, Manlio Scopigno, detto ‘il filosofo’, portano la fantasia al potere. È l’epopea di un gruppo di uomini prima ancora che di atleti, e dell’isola che li accolse e li plasmò. L’eterno poema di gioie e tragedie, poesia e sentimenti, coraggio e paure, miserabili debolezze e nobili slanci di cui è capace l’animo umano: “Ma in questa storia c’è anche un Odisseo, che è Manlio Scopigno. Filosofo lo era nello studio, ma anche nel campo della vita. Riva con la Sardegna ha instaurato un rapporto d’amore con una terra che gli ha dato una nuova famiglia. Per questo rifiutò le avance di Agnelli, che lo voleva alla Juve”. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha affidato a un messaggio il proprio pensiero. “Un monumento del nostro calcio – le sue parole – Riva come il ‘Pelide’ Achille era possente e glorioso e allo stesso tempo fragile. Durante la spedizione mondiale del 2006 in Germania (Riva era team manager degli Azzurri, ndr) abbiamo vissuto momenti intensi e difficili, una vittoria che ha ripagato Gigi della delusione del mondiale 1970. Nell’ultima telefonata che ho avuto con lui in occasione dei 50 anni da Italia-Germania 4-3, gli ho ribadito la vicinanza della Figc e di tutto il calcio italiano”.