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“Il 4 giugno scorso la Regione aveva annunciato di aver ripreso a pieno regime le attività ambulatoriali, quelle di ricovero ospedaliero programmato e le attività sociosanitarie sospese durante l’emergenza Covid-19. A distanza di oltre un mese in diversi ospedali dell’isola questo annuncio sembra essere rimasto solo una dichiarazione d’intenti. Eppure questi mesi di “tregua armata” dovrebbero essere strategici tanto per recuperare l’enorme ritardo nell’esecuzione di visite specialistiche e esami diagnostici quanto per organizzare al meglio il sistema sanitario e prevenire ogni possibile problema nel prossimo autunno”. Lo scrive in un comunicato stampa Francesco Agus, consigliere regionale dei Progressisti.

“La ripartenza a pieno regime delle strutture sanitarie – scrive Agus – è necessaria per evitare l’aggravarsi di patologie trascurate durante il lockdown in pazienti a rischio. Per questo non può non allarmare il fatto che in diversi reparti ospedalieri il numero di ricoveri sia ancora contingentato, esattamente come avveniva durante la fase acuta dell’epidemia. È il caso, per esempio, dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari: il reparto di Medicina interna (30 posti letto disponibili) non ospita più di 19 pazienti, in Ortopedia la disponibilità è scesa da 24 a 16, in Geriatria da 23 a 12. Sono numeri che raccontano un generale ridimensionamento dei posti letto rispetto a quelli ufficialmente definiti nella rete ospedaliera regionale, il cui metodo di calcolo prevedeva l’utilizzo di parametri oggettivi basati sulle reali esigenze dei territori”.

“E’ evidente, quindi – scrive ancora il consigliere regionale – che con un taglio dal 30% al 50% dei posti disponibili nei reparti ospedalieri non si può parlare di ripresa delle attività ordinarie, ma si può solo prendere atto che la riprogrammazione delle attività sanitarie post-covid si sta compiendo attraverso una drastica diminuzione delle prestazioni sanitarie pubbliche. Anche su questa vicenda i Progressisti presenteranno un’interrogazione all’Assessore alla Sanità, perché parliamo di questioni oggi note agli utenti, ma prevedibili qualche mese fa da chi governa la sanità regionale anche solo sulla base degli allarmi lanciati dalle rappresentanze dei lavoratori del comparto sanitario. Non si tratta quindi di una circostanza accidentale, piuttosto la logica conseguenza di una gestione insufficiente emersa sin dall’inizio della crisi epidemiologica: ancora oggi non esiste nessun programma per il recupero delle prestazioni sanitarie saltate, nessun piano di abbattimento delle liste d’attesa pregresse, nessun intervento per i medici precari in scadenza di contratto”.

“Di questi temi – conclude Agus – chi promuove la riforma della sanità regionale non sembra volersene occupare, come denunciato a più riprese anche dai sindacati. La nuova moltiplicazione di ASL e poltrone da assegnare a chi oggi è rimasto fuori dalle logiche di spartizione è quanto di più lontano e inutile per l’erogazione dei servizi sanitari efficienti e in grado di garantire il benessere di cittadini. Far finta che il mondo sia rimasto uguale a quello conosciuto sino a pochi mesi fa è un atto di testardaggine che rischiamo di pagare amaramente”.