Compariranno domani mattina davanti al Gip del tribunale di Nuoro, Claudio Cozzella, per l’interrogatorio di garanzia l’impiegato e l’agente penitenziario ‘infedeli’ della casa di reclusione di Mamone finiti ai domiciliari per aver messo in piedi un sistema predatorio di beni di proprietà del carcere: tonnellate di legna e decine di chili di carne e formaggio sottratti e rivenduti all’esterno.

Per Giuseppino Contu, 61 anni di Onanì, e l’agente Battista Canu, di 54 di Lodè, sono scattate le accuse di peculato e truffa ai danni dello Stato. Per gli indagati Mamone era “un supermarket gratuito”, sottolinea il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita alcuni giorni fa. Nella stessa inchiesta c’è un filone legato alla coltivazione di marijiuana, con diverse piantagioni sequestrate: contestazione scattata per Canu e altri 5 indagati ma non per Contu. Le indagini condotte dal Nucleo investigativo centrale della Poliza penitenziaria e dalla Poliza di Stato erano partite nel 2017 con il ritrovamento in carcere di diverse dosi di stupefacenti e di telefoni cellulari dai cui tabulati sono emersi i comportamenti infedeli dei dipendenti.

Nell’armadietto dell’agente, in particolare, erano sono stati trovati tre timbri della Assl, serviti – ritengono gli inquirenti – per certificare i prodotti trafugati e poi rivenduti. Domani saranno sentiti dal giudice anche tutti gli indagati per le piantagioni e lo spaccio di cannabis: Mauro Chessa, 31 anni di Isili, Vito Maurizio Cossu, di 45 di Sindia, e Mauro Pinna, di 31 di Elmas, tutti ai domiciliari; Maurizio Tolu, di 54, ed Elena Tolu, di 53, entrambi di Onanì, dove hanno l’obbligo di dimora.

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Dipendenti infedeli carcere sardo: scena muta davanti Gip