Strano scorcio d’inizio secolo questo, ci si preoccupa di attaccare, rimuovere e criticare sculture pubbliche in ogni dove, e nessuno pare interrogarsi sulla relazione tra futuro e memoria. Vivo e abito in questo meraviglioso e folle sud dell’isola da vent’anni, e che qui ci sia l’unica città metropolitana europea ed occidentale priva di pubblica alta formazione artistica sembra interessare poco a chi amministra e governa quest’isola.

Da queste parte l’autonomia politica sembra non volere dire pubblica alta formazione artistica. I linguaggi dell’arte non sembrano legati in questa zona di scoglio (il secondo più grande del mediterraneo) a idee di “costruzione” sociale e culturale di un proprio percorso identitario di mobilità storica. Non si fanno bracci di ferro tra Regione e Mibact per rivendicare un diritto formativo naturale.

Nel nome dell’autonomia il Mibact si affronta per “costruire” una quattro corsie Sassari-Alghero, si scrivono pagine di storia dell’autonomia, i diritti del popolo sardo vanno tutelati. Dinanzi alla costruzione del proprio futuro non c’è Capo Malfatano o Tuvixeddu che tenga.

Amo il forte spirito autonomista e identitario di chi politicamente amministra quest’isola, puntualmente mi nega che sia questione giusta, sacra e legittima quella di una pubblica alta formazione artistica Cagliaritana, e non guarda in faccia a nessuno rispetto a politiche di cementificazione.

Eppure davanti al Covid 19, un lockdown passato, uno stato d’emergenza che potrebbe durare fino a Dicembre, una crisi economica globale devastante che in Italia sembra essere un pozzo senza fondo Europeo, come si può continuare a non considerare quanto sarà complicato in ogni dove essere uno studente fuori sede? Come si può considerare la didattica a distanza una soluzione dinanzi a portafogli sempre più ristretti? Amo il bipolarismo politico che nel negare l’alta formazione artistica comune sembra trovare trasversalmente sempre un filo conduttore comune, creativamente elettrico per chi si occupa di didattica dell’arte contemporanea vivere in un’isola in corto circuito permanente con la propria storia, tradizione e memoria.

Il conflitto critico alimenta la creatività, potevo trovare in Occidente un luogo migliore dove isolarmi creativamente?

di Mimmo Di Caterino