Ancora alta tensione sul dossier Autostrade con il premier Giuseppe Conte che, parlando dalle pagine dei giornali manda un ennesimo avvertimento ai Benetton. Intanto il leader di Iv Matteo Renzi ammonisce a evitare gli ‘slogan populisti’ come quello della revoca della concessione che ‘è facile da dire ma difficile da fare’. “I Benetton non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati“. Così il premier Giuseppe Conte, in una intervista alla Stampa.

E sul Fatto quotidiano ribadisce: “È altrettanto inaccettabile la pretesa di Aspi di perpetuare il regime di favore in caso di nuovi inadempimenti degli obblighi di concessione”, “i Benetton non prendono in giro il presidente del Consiglio, ma i famigliari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani“.

Indica la via di Cdp come soluzione della questione il leader di Iv Matteo Renzi: “I populisti chiedono da due anni la revoca della concessione ad Autostrade. Facile da dire, difficile da fare. Perché se revochi senza titolo fai un regalo ai privati, ai Benetton, ai soci e apri un contenzioso miliardario che crea incertezza, blocco cantieri, licenziamenti. Questa è la verità. A dire la verità si perdono forse punti nei sondaggi, ma si salvano le nuove generazioni da miliardi di debiti. La strada è un’altra. Se proprio lo Stato vuole tornare nella proprietà, l’unica possibilità è una operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l’intervento di Cdp. Operazione trasparente, società quotata, progetto industriale globale. Non ci sono alternative serie e credibili. Il populismo urla slogan, la politica propone soluzioni”, lo scrive su Facebook.

“L’interesse dello Stato risiede in primo luogo nella tutela della sicurezza dei cittadini e della integrità del patrimonio pubblico. Il governo deciderà nelle prossime ore mettendo al centro questo interesse. Chi prende in gestione una infrastruttura e firma un contratto con lo Stato deve sapere che questo comporta oneri e onori, altrimenti giustamente lo Stato può rivalersi”, ha detto ai microfoni dei tg il sottosegretario Pd Roberto Morassut rispondendo a una domanda sulla possibile revoca delle concessioni a Aspi.

Tonfo in Borsa per Atlantia in apertura di settimana che risente del nodo concessioni.

E’ di 19 miliardi l’effetto default che l’eventuale revoca della concessione di autostrade potrebbe provocare: circa 10 miliardi sono i debiti che la mancanza di risorse dovuta alla riduzione della penale prevista dal Milleproroghe avrebbe su Autostrade per l’Italia mentre circa 9 miliardi sarebbe l’impatto a cascata su Atlantia. Si tratta di importi in gran parte detenuti da investitori istituzionali e grandi istituzioni finanziarie italiane ed europee, oltre che – per 750 milioni – relativi ad un prestito obbligazionario retail Aspi detenuto da 17.000 piccoli risparmiatori. Si spiega così dal punto di vista tecnico finanziario- con l’ipotesi di revoca oggi rilanciata dall’intervista del premier giuseppe Conti a Il Fatto Quotidiano e l’impatto pavanetato dallo stesso amministratore delegato di Atlantia Carlo Bertazzo in una intervista a Repubblica – l’andamento in borsa del titolo Atlantia e il peggioramento registrato anche da alcun bond.

L’articolo 35 del decreto Milleproroghe – secondo quanto spiegato dall’Ad di Atlantia – avrebbe un impatto di default perchè mancherebbero le risorse per il ripagamento di quasi 10 miliardi di debito complessivo. A cascata l’impatto si ripercuoterebbe sul ripagamento di 9 miliardi di debito di Atlantia (che controlla l’88% del capitale di Autostrade per l’Italia ed è garante inoltre di circa 5 miliardi di debito della controllata). L’ammontare di debito complessivo in default (oltre 19 miliardi) – è facile immaginare – avrebbe serie conseguenze sui mercati obbligazionari e bancari europei visto che la maggior parte del debito è rappresentato da titoli quotati detenuti da grandi investitori di debito internazionali, oltre che da grandi istituzioni finanziarie europee (come Banca Europea per gli Investimenti) e italiane (come. Cassa Depositi e Prestiti, Banca Intesa, Unicredit,…), oggetto anche di prestiti LTRO della Banca Centrale Europea. A rischio anche un prestito obbligazionario retail (per 750 milioni) detenuto da circa 17.000 piccoli risparmiatori italiani. Lo scenario, ovviamente, sta avendo già ripercussioni sul titolo di Atlantia che è tra le blue chips della Borsa Italiana e conta 40mila azionisti fra cui il fondo sovrano di Singapore GIC (8,1% del capitale), la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (4,8% del capitale) e, con quote minori, investitori istituzionali internazionali (prevalentemente società di gestione di USA, Gran Bretagna, Francia, Germania e Australia).

E’ stata fissata per domani una riunione straordinaria del Cda di Atlantia. Secondo quanto si è appreso la società riunirà i consiglieri di amministrazione per un’esame della situazione riguardante la concessione di Autostrade per l’Italia e il confronto con il governo, alla luce delle ultime novità. Si tratterebbe di una riunione non decisiva dalla quale non sono attese decisioni.