Negli Usa degli agenti della polizia hanno aggredito dei giornalisti russi mentre stavano seguendo le proteste a Portland.

Un gruppo di giornalisti della TV russa è stato aggredito e picchiato dagli agenti della polizia a Portland, Usa, mentre coprivano le proteste nella città. Lo ha comunicato un corrispondente di Sputnik.

Al momento dell’attacco i giornalisti stavano coprendo un tentativo dei manifestanti di assediare un tribunale dove è schierato un gruppo di rinforzo delle forze dell’ordine federali, dispiegato in città nonostante le obiezioni delle autorità locali.

Secondo il corrispondente di Sputnik, la polizia americana ha colpito il cameraman russo Viacheslav Arkhipov con una manganellata sul braccio, gli ha tolto la videocamera e l’ha distrutta. Arkhipov, che stava filmando il tentativo dei manifestanti d’incendiare l’ingresso del tribunale al momento dell’attacco, è stato gettato a terra.

Yulia Olkhovskaya, che stava filmando la stessa scena sul suo cellulare, è stata aggredita da un poliziotto alle spalle. L’agente di polizia le ha tolto lo smartphone, ha afferrato la donna per la testa e le ha tolto l’elmetto.

Olkhovskaya è caduta a terra, ha continuato a gridare di essere un rappresentante della stampa. La donna ha subito delle escoriazioni per la caduta a terra.

Prima di questo, Arkhipov, Olkhovskaya e Artur Gabdrakhmanov, corrispondente di Sputnik, erano stati attaccati con gas lacrimogeni. Tutti avevano con sé il cartellino che dimostrava la loro appartenenza alla stampa.

Le proteste violente contro la polizia a Portland

Le proteste contro la brutalità della polizia e il razzismo sono scoppiate a Portland e in altre città degli Stati Uniti dopo la morte dell’afroamericano George Floyd in custodia di polizia. La violenza e i saccheggi che sono seguiti alla morte di Floyd hanno spinto il presidente Donald Trump a inviare agenti di polizia federali a Portland per mantenere l’ordine e la legge e per proteggere un tribunale federale che è stato al centro delle proteste per diverse settimane.