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Il Senato e la Camera hanno dato l’ok allo scostamento di bilancio, un via libera che ha visto l’astensione del centrodestra, ma il premier Conte è soddisfatto e ha commentato: “E’ andata bene”. I problemi però sono sempre dietro l’angolo e questa volta il caos ha riguardato i rinnovi delle presidenze di commissione.

In due casi su 14 non regge – infatti – l’intesa tra i capigruppo delle forze di governo e a guidare le commissioni Agricoltura e Giustizia di Palazzo Madama restano, dunque, i presidenti della Lega che ‘battono’ i candidati di M5s e Leu. “Con il voto segreto – commenta Matteo Salvini – vengono premiati il buon lavoro e la competenza della Lega. La maggioranza è in frantumi, saltato l’inciucio 5Stelle-Pd”.

In tarda serata sono poi arrivare le dimissioni di Lello Vitiello (Iv) da presidente della Commissione Giustizia della Camera. La sua elezione era avvenuta al posto del candidato di M5s, Mario Perantoni, mettendo così in discussione tutti gli accordi.

Il ministro Roberto Speranza pone in Consiglio dei ministri la questione politica aperta nella maggioranza dal voto sulla presidenza delle commissioni parlamentari, dopo la non elezione di Pietro Grasso alla guida della Giustizia in Senato. A quanto apprende l’ANSA, il ministro della Salute ha lasciato i lavori del Cdm, dopo aver votato la proroga dello stato di emergenza: “Inaccettabile quanto avvenuto. Serve un chiarimento di maggioranza”, avrebbe detto Speranza.

Dieci membri del M5S sono stati “trasferiti” dalla commissione Finanze della Camera ad un’altra commissione. E’ quanto spiegano fonti parlamentari del M5S. Nella commissione Finanze fino al tardo pomeriggio, era forte il dissenso, nel gruppo pentastellato, sull’elezione di Luigi Marattin (Iv) a presidente. Da qui, presumibilmente, la decisione del direttivo di sostituire alcuni dei membri della commissione. “L’unico precedente al trasferimento forzoso di deputati da una commissione era stato quello, ignominioso, del governo Reni nel 2015 per ltalicum”, è quanto spiegano le stesse fonti.

Ok dal Senato allo scostamento di bilancio con 170 sì, 4 contrari, 133 astenuti. E via libera anche dall’Aula della Camera con 326 voti a favore, un voto contrario e 222 astenuti. Era richiesta la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea.

Con 169 voti favorevoli e 137 voti contrari il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Programma nazionale di riforma 2020. Nelle dichiarazioni di voto, i partiti di centrodestra avevano annunciato il loro “no”. Nessun astenuto.

“Maggioranza al Senato? E’ andata bene, è andata bene”. Lo dice il premier Giuseppe Conte parlando con i cronisti. “La maggioranza è forte”, ha aggiunto Conte. “Oggi è stato votato lo scostamento di bilancio e credo che la maggioranza abbia dato una prova della sua forza”.

Punta a una ripresa “duratura” il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che è intervenuto in Aula durante la discussione sullo scostamento di bilancio. “Scostamento e pnr – ha detto – rappresentano le due dimensioni dello sforzo che il governo sta effettuando per rendere la ripresa duratura e sostenibile”. Gualtieri ha anche evidenziato che dopo la caduta del secondo trimestre “ci aspettiamo un altrettanto marcato rimbalzo nel terzo trimestre, quasi il 15%”. Prende intanto forma il decreto agosto che dovrebbe essere varato la settimana prossima. Tra le novità gli aiuti per il comparto auto che potrà contare su mezzo miliardo di risorse fresche.

Caos commissioni, rivolta peones M5s e correnti Pd – Fibrillazioni alle stelle in M5s e nel Pd, con molti parlamentari, specie tra i pentastellati che hanno contestato gli accordi presi tra i capigruppo sulle presidenze delle 28 Commissioni permanenti dei due rami del Parlamento. Tra i Dem, invece, è riesplosa la concorrenza tra correnti. Nel pomeriggio al Senato in ben due delle 14 Commissioni la maggioranza va in frantumi facendo eleggere due senatori della Lega, mentre in serata alla Camera l’elezione in Commissione Giustizia di Lello Vitiello di Iv al posto del candidato di M5s, Mario Perantoni, ha messo in discussione tutti gli accordi. In tarda serata sono poi arrivate le dimissioni di Vitiello.  La decisione è stata comunicata al presidente Fico che deve convocare una nuova elezione.

I capigruppo di Camera e Senato di M5s, Pd, Iv e Leu si sono incontrati svariate volte, ben quattro nelle ultime 24 ore per raggiungere una intesa sui Presidenti di Commissione. Gli accordi hanno previsto l’attribuzione a M5s di metà delle presidenze, quindi sette alla Camera e sette al Senato; al Pd nove (5 a Montecitorio e 4 a Palazzo Madama), quattro a Iv (due in entrambe le Camere) e una a Leu (Piero Grasso alla Giustizia in Senato). Già questo schema ha portato alcuni senatori e deputati pentastellati a contestare i rispettivi Direttivi: i rapporti di forza con gli altri partiti avrebbe dovuto condurre a pretendere 8 Commissioni e non 7 in ciascuna Camera.
Altra contestazione riguarda i nomi stessi dei presidenti designati dai partiti alleati, in particolare Piero Fassino alla Esteri della Camera, e i due esponenti di Italia Viva, Luigi Marattin e Patrizia Paita, indicati rispettivamente per la Finanze e la Trasporti. Tutti è tre hanno in passato criticato o Grillo (Fassino) o il Movimento. Nel Pd il problema è stato diverso, con la concorrenza tra correnti. In particolare Base Riformista, che numericamente è la più forte anche se nel partito è in minoranza, ha lamentato un suo sottodimensionamento “E stato un accordo complesso e difficile che ovviamente creerà anche qualche malcontento” ha ammesso il capogruppo Dem in Senato Andrea Martella. Infatti anche a Palazzo Madama si registrano malumori, per esempio sulla Commissione per le politiche Ue: Gianni Pittella, già vicepresidente del Parlamento Europeo, ha dovuto fare un passo indietro per far spazio a Dario Stefano, ivi dirottato benché aspirasse alla Commissione Industria, che però M5s non ha ceduto. Alla fine ecco gli incidenti di percorso: in Commissione Agricoltura del Senato non viene eletto Pietro Lorefice di M5s, affondato dai suoi in favore del presidente leghista uscente Giampaolo Valallardi, mentre sfuma l’elezione di Pietro Grasso alla Giustizia dove rimane Andrea Ostellari della Lega. “La maggioranza è in frantumi” ha commentato Matteo Salvini. Alla Camera,se ha retto il nome di Fassino, l’imprevisto è giunto in Commissione GIustizia dove con i voti del centrodestra Vitiello di Iv ha superato il candidato ufficiale Perantoni, grazie anche a tre schede bianche. La capogruppo di Iv, Maria Elena Boschi ha annunciato la rinuncia alla presidenza da parte di Vitiello, condizione posta da M5s per votare Marattin alla Finanze. Le votazioni delle Commissioni rimanenti si sono bloccate in attesa delle determinazioni di Vitiello, con un via vai in stile Commedia boulevardier tra l’Aula della Commissione Giustizia, dove si trovava Vittiello, e l’Aula della Finanze, e grandi conciliaboli tra capigruppo nei corridoi mentre fuori la notte calava su una Roma distratta.