Ora tutti a dire che la Juve era appagata, che ha portato gli Under 23, che ha giocato con la testa alla Champions. Ma intanto in campo sono scesi Buffon, CR7, Cuadrado, Higuain, Bernardeschi, Bonucci, Betancur e Pijanic. La notizia non è il 2-0 del Cagliari sulla Juventus, non è neppure quella della vittoria dopo 11 anni e 15 sconfitte e tre pareggi nelle ultime 18 partite contro i bianconeri. La notizia è che Canzi e Zenga hanno avuto il coraggio di buttare dentro Gagliano, di far esordire tutti i ragazzi sardi della Primavera, da Carboni a Gagliano a Ladinetti a Marigosu, di far sentire a tanti giovani il profumo dell’erbetta della serie A. E sono stati ripagati alla grande proprio dai ragazzi di Max Canzi. Questa è la vera vittoria dei due mister. E questa è la fortuna sfacciata di Giulini che, seppur tardi, ha capito la necessità di cacciar via Maran e rigenerare uno spogliatoio sfasciato e portarsi a casa la vittoria contro i freschi campioni d’Italia.

Ora però tutti gli allenatori da poltrona, e naturalmente senza corso a Coverciano, che hanno sputato veleno sul Deltaplano non hanno neppure l’umiltà di cospargersi il capo di cenere, anzi passano con estrema tranquillità e con grande faccia da lato B a cantar le lodi di Walter Zenga (non si capisce come mai Max Canzi sia sempre dimenticato). Spariti di colpo i corvi e gli avvoltoi che già banchettavano sulle spoglie dei mister, di Zenga in particolare.

Non è dunque la vittoria sulla Juventus a fare notizia, o forse lo è per qualcuno che capisce più di curling che di calcio. Fa notizia invece che un ragazzo di 20 anni abbia segnato al portiere Campione del Mondo. Fa notizia che Walter Zenga con tutta la sua serenità abbia guardato avanti e non si sia preoccupato del biglietto aereo che in tanti gli avevano già messo in tasca per farlo rientrare a Milano. Certo Zenga non è Pep Guardiola, non è Marcello Lippi e neppure Bearzot, non sarebbe stato disoccupato a febbraio se fosse stato un allenatore di quel livello, ma certo è un uomo che ha dimostrato di essere tale, ha preso l’impegno di salvare i cocci di questa squadra e rivitalizzarla, e lo ha fatto, insieme a Max Canzi.

E’ arrivato sapendo di trovare i cocci di una squadra, uno spogliatoio rotto, avvelenato e abbandonato da Maran che continuava a far giocare le cariatidi del suo Chievo e giocatori fuori ruolo al posto dei giovani sardi e si affidava ad un solo uomo perseverando nell’errore più grande che possa fare un allenatore: costruire una squadra attorno ad un solo giocatore. Perché il calcio è un gioco di squadra e quando si fa male quell’uomo solo la squadra non gira più, e perde. E ieri Zenga e Canzi lo hanno dimostrato vincendo con spirito di squadra e con i giovani e questo può bastare per dirgli almeno grazie. Questo dovrebbe bastare a quei corvi che banchettavano sulle sue spoglie pretendendo il gioco frizzante, da Europa League, possibilmente da Champions.

Non abbiamo mai nascosto le nostre perplessità nei confronti di un allenatore perdente che non ha saputo neppure sfruttare la striscia delle 11 giornate positive e del quarto posto alla 13’ giornata, dovute solo alla grande forma e classe dei singoli, e siamo tra quelli che ne hanno caldeggiato la partenza (solo andata verso il Trentino), arrivata sicuramente troppo tardi. Perché la stagione si poteva salvare prima e fare un campionato più dignitoso.

In tanti (e in malafede) infatti si sono dimenticati che Zenga e Canzi hanno preso il Cagliari il 3 marzo e sei giorni dopo l’Italia è stata chiusa per Covid19. In tanti (e sempre in malafede) si dimenticano che Zenga e Canzi non hanno preparato la squadra come avrebbero voluto e potuto, in pochi capiscono che dal 20 giugno questa squadra rattoppata, e dopo il Covid, con soli 15 elementi, più un buon plotone di Primavera, ha giocato 12 partite (dicasi dodici) a distanza di tre giorni l’una dall’altra. In pochi si ricordano che il 30 giugno se ne sono andati in tanti e in tanti si sono (più o meno) infortunati. Questo basterebbe solo per dirgli grazie, anche se il Cagliari non ha giocato come il Barcellona di Pep Guardiola, questo dovrebbe bastare a Giulini per capire che la fortuna gli ha mostrato nuovamente il volto buono.

Gli esordi di Ladinetti, Carboni, Marigosu e il gol di Gagliano, bastano da soli per farsi perdonare il fallimento del Centenario e di una stagione disastrosa, fatta solo di proclami e di marketing. Auguri mister CanZenga, li meritate tutti. Sappiamo bene che un allenatore non si giudica per una vittoria e non lo si crocifigge per una sconfitta, ma proprio per questo crediamo che Zenga e Canzi meritino una nuova chance. Giulini non getti alle ortiche anche questa occasione: Liverani lo lasci a Lecce così come Maran doveva lasciarlo al Chievo.