Un gruppo di associazioni che rappresentano gli operatori del 118, impegnati in prima linea nella battaglia contro il coronavirus, denunciano la situazione di sicurezza precaria nella quale sono costretti ad operare gli addetti alle situazioni emergenziali.

“Questi operatori continuano a essere attivati dalle centrali operative 118 per soccorsi e trasporti sanitari di pazienti con sospetta o certificata affezione da virus Covid 19, nonostante le direttive nazionali e regionali stabiliscano in maniera inequivocabile che questi servizi devono essere sostenuti ed effettuati esclusivamente da operatori sanitari con adeguate protezioni e opportuna formazione”, si legge nella nota stampa.

Le associazioni ricordano che cosa è successo nei mesi scorsi: “Non vi è mai stata sufficiente assistenza o indicazioni sull’approvvigionamento dei dispositivi di protezione, nè allora nè oggi, costringendo le associazioni a fare salti mortali per cercare di reperire anche la più piccola fornitura, pur di proteggere gli operatori. Mentre nelle altre regioni il volontariato ha lavorato di concerto con le istituzioni per essere coordinato e per dare un servizio ottimale con il massimo della protezione per gli operatori, qui in Sardegna le associazioni hanno combattuto da sole, senza mai fermarsi. Oggi la situazione non è variata”. Appello finale: “Ad oggi non conosciamo cosa intenda fare la Regione Sardegna del sistema di soccorso sanitario, che è un disastro. Urliamo a gran voce che non manderemo più i nostri ragazzi al macello. Denunceremo alle autorità competenti ogni utilizzo del volontariato in cui non sia rispettato il diritto alla salute e alla sicurezza degli operatori con il conseguente rischio per gli assistiti”.