C’è stato un tempo, dove trovavo molto complicato comprendere il mercato dell’arte contemporanea, mi pareva irrazionale e fuori da ogni scala economica sociale condivisibile pensare che un quadro o una Scultura potessero costare milioni d’euro, come può un prodotto dell’umano valere molto di più un qualsiasi ragionevole costo di una vita umana?

Quando ragiono d’arte e applico il mio fare artistico all’economia che vivo nel quotidiano, mi pongo e propongo sempre con un listino prezzi più che accessibile, calibrato alle reali possibilità di spesa di chi chiede l’accesso al mio mondo, per questo ho fatto sempre molta fatica a comprendere come un manufatto artistico contemporaneo, possa arrivare a costare milioni d’euro.

Mi sono sempre posto la questione: Chi è che può acquistare e vendere a tale cifra dopando il mercato dell’arte contemporanea e allontanando il sistema dell’arte dalle reali problematiche degli artisti? Uso il termine “dopare” perché per manipolare il mercato dell’arte bastano semplicemente domanda e offerta, truccando domanda e offerta si può pompare il valore di un oggetto d’arte al punto che possederlo equivale allo stampare moneta a debita, chiedo a qualche economista se mi sbaglio, non vedo obiezioni in giro e proseguo nel ragionamento. Come si manipolano domanda e offerta? Un esempio è un’Ansa che mi è capitata in questo momento sotto tiro, che Accademicamente ci spiega come sia possibile raggiungere quotazioni folli e come queste quotazioni folli siano strettamente connesse con il debito pubblico e il sistema bancario privato, quindi attenzione please: Prendiamo banalmente due Maestri d’arte contemporanea come Gerad Ritcher e Sam Francis, e poniamo che dei loro lavori siano stati acquisiti da una collezione privata, poniamo che questa collezione privata sia di un collezionista che è una Banca, qual’è la Banca? Diciamo Unicredit. Poniamo ora che il collezionista Unicredit decida di vendere dei suoi lavori in collezione senza volerci perdere, perché dovrebbe farlo? Per finanziare, in cambio d’economia liquida reale, attività bancarie dal forte impatto sociale, aiutando soggetti svantaggiati. A cosa serve a Unicredit per piazzare i suoi Maestri in collezione? Un battitore come Christie’s.

Cosa manca ancora? Un acquirente, mi sembra ovvio, altrimenti come si potrebbe manipolare mercato e quotazioni allo scopo d’alimentare la propria liquidità? Quale è un acquirente ideale? Ma un altra Banca, chiaro, diciamo Intesa San Paolo, in questa modalità, come per magia 15 milioni liquidi traslano da Intesa San Paolo a Unicredit, e in questa modalità si finanziano prestiti Europei d’interesse sociale a chi sa quale interesse. Soltanto l’opera “Abstraktes bild” del 1984 (quando si dicono gli anni Ottanta) di Gerard Ritcher è costata quasi otto milioni d’euro.

Tutti contenti pare, Intesa San Paolo ha rivalutato le sue opere in bilancio, che prima di questo affare ammontavano a 271 milioni d’euro, per farvi un’idea provate a visitare la collezione Intesa San Paolo di Cagliari, non vi sarà complicato relazionarne il contenuto alle quotazioni di mercato dei Maestri d’arte internazionali.

Che altro commentare? Che tutto sommato non avere certi costi, mi fa sentire distante da un sistema dell’arte studiato per depredare le comunità nel nome degli interessi privati. A tal proposito, per contrastare tutto questo, perché la Fondazione Banco di Sardegna, non batte da Sotheby’s, per piazzare a Intesa San Paolo o Unicredit, qualche lavoro di Sciola o Maria Lai, in tale modalità potrebbe fare nascere un’Accademia d’Alta Formazione Artistica a Cagliari e recuperare i costi con le iscrizioni? Come dice l’economista? Che Sciola e Maria Lai non raggiungerebbero mai la quotazione di Gerard Ritcher e Sam Francis? Sul serio un bronzetto nuragico costa battuto da una casa d’asta internazionale meno di un monolocale di Cagliari? Cavolo, ma sul serio viviamo nel quotidiano un rapporto con l’arte e la cultura così manipolato dal mercato?.

In quest’isola servirebbe studiare molto per sviluppare degli anticorpi a tutto questo, capire che un Rinascimento è stato possibile per un Cosimo dei Medici, il quale pensava che un buon governo passasse per la migliore delle Alte Formazioni Artistiche possibile, per questo realizzò un’Accademia, per istruire i propri figli Lorenzo e Giuliano, per fare questo si rivolse a Marsilio Ficino che gli tradusse Platone, Plotino, Proclo, Pitagora, Senocrate, Michele Psello, Giamblico ed Ermete Trimegisto. Marsilio Ficino gli convocò i più importanti studiosi e artisti dell’epoca, e questo fu possibile perché disponeva di fondi illimitati.

La Firenze Medicea fece il Rinascimento, poi diciamocelo, si è fatto molto poco in Italia come nell’isola rispetto all’altrove, questo perché ci si è progressivamente direzionati verso l’arte e la cultura come valore di mercato. Ma v’immaginate Pico della Mirandola, Poliziano, Nicola Cusano, Botticelli, Leon Battista Alberti, Bartolomeo Scala, Cristofono Landino, Aldo Manunzio, Antonio del Pollaiolo, Luca Pacioli e Piero Della Francesca ragionare sull’arte riducendola a un fatto di case d’asta?

A proposito, in Germania per sostenere arte e artisti residenti, il governo acquista le opere dei suoi artisti passando direttamente dalle gallerie (così sostiene anche loro), senza passare banalmente per quanto avviene a livello nazionale, vi risulta che la Regione Autonoma Sardegna o la Fondazione Banco di Sardegna, abbia mai fatto qualcosa del genere per sostenere sul mercato i propri artisti? Certo che no, altrimenti ci sarebbe preoccupati del fatto che un’Accademia a Cagliari non c’è mai stata, e che consegnando tutto al libero mercato, la propria cultura è predestinata a essere negata.

di Mimmo Di Caterino