Migranti, dopo gli arrivi di ieri a Monastir ci sono circa 200 ospiti, situazione esplosiva

La situazione, già delicata, del Centro di primo soccorso e accoglienza di Monastir si è ulteriormente aggravata con i 43 migranti arrivati ieri nelle coste del Sulcis. Da ieri il Centro ospita circa 200 migranti, con i nuovi arrivati che si aggiungono ai 151 già ospiti da parecchi giorni, alcuni da oltre un mese.

La promiscuità tra i positivi al Covid-19 e quelli in quarantena in attesa di essere rimpatriati è ormai evidente, e inevitabile, perché il Centro è al collasso. Sono occupate anche le camere degli ex allievi della polizia penitenziaria, al primo piano della struttura, più quelle dello stabile a pian terreno, gli uffici amministrativi e tutti usano i bagni riservati agli agenti della Polizia Scientifica. Questi, essendo liberi di circolare si incontrano per socializzare, mangiare, fumare, escono tranquillamente dalla struttura (sono stati visti in paese) e vi rientrano scavalcando le mura di cinta perché non possono essere arrestati. Il Cpsa non è infatti un centro di espulsione quindi i migranti sono ospiti non sottoposti alla privazione della libertà personale e possono solo essere multati per il mancato mantenimento delle distanze e per la violazione della quarantena. Insomma una se la caverebbero con una semplice multa.

Secondo quanto previsto dalle procedure dovrebbero permanere nel Cpsa di Monastir per cinque giorni, poi dovrebbero essere portati in un Centro di rimpatrio e imbarcati su un volo diretto per il loro Paese di origine. Per essere espulsi però devono essere “Covid free”, quindi devono obbligatoriamente permanere nel Centro per i 14 giorni previsti dalla normativa sanitaria. Ma ce ne sono almeno un’ottantina che sono ospiti nell’ex Scuola della polizia penitenziaria da almeno 30 giorni. Poi c’è il problema della sicurezza su pregiudicati o possibili terroristi, perché come successo negli anni scorsi, molti preferiscono la rotta Algeria Sardegna per raggiungere il nord Europa sapendo che i controlli sono più blandi.

Ieri dopo l’arrivo del nuovo plotone di migranti il Dipartimento della Sicurezza ha ordinato il rafforzamento della sorveglianza con gli agenti del Reparto Mobile, ma sembrerebbe che tra ferie, riposi e malattia, non ci sia il personale per poter coprire i turni.
Che la situazione sia grave in tutta Italia lo ha detto anche il Capo della Polizia, Franco Gabrielli: «Quando si parla di immigrazione si parla sempre di emergenza”, ha detto Gabrielli intervistato dal direttore de La Nazione di Firenze, Agnese Pini, il 12 agosto a Marina di Pietrasanta. “In realtà – ha detto il capo della Polizia -, in una situazione normale, i numeri non sarebbero emergenziali: si parla di circa 14 mila sbarchi da dicembre ad oggi, il 40 per cento dei quali sono cittadini tunisini.

Il problema dell’immigrazione poggia su tre pilastri: i flussi migratori, che non sono legali, e non si può continuare a gestire tutto solo con la protezione umanitaria; c’è poi il problema dei rimpatri e ammiro chi spera nell’accoglienza totale, ma si tratta di una questione ipocrita e assurda: chi delinque deve tornare a casa. Le persone non sono pacchi postali e si devono fare accordi internazionali forti e inserire clausole con gli altri Stati. Il tema finale è quella dell’integrazione, è necessario far intraprendere a queste persone percorsi di integrazione sennò le lasciamo in mano alla criminalità”.

Salvatore Deidda, Segretario regionale del Siulp, sentito in merito per la situazione della Sardegna afferma che “la situazione è quasi al collasso. A parte la carenza di personale, grave, vorremo capire che intenzioni hanno il Prefetto, il Ministero degli Interni e la Regione sarda. Qui a Monastir si vive nella promiscuità più totale. Se si scopre un contagio tra i poliziotti, che dovranno essere messi in quarantena chi gestirà l’emergenza? Il Prefetto, il Ministro e la Regione devono dare immediate risposte, diversamente sarà il caos più totale”.

“Non è più tollerabile l’insicurezza che vivono i colleghi del Reparto Mobile all’interno del Centro, quasi fossero il bersaglio prediletto di ospiti esasperati per le ripetute quarantene. Ci sono migranti – conclude Deidda – che mediamente stano un mese all’interno della struttura invece di 5 giorni. Questa situazione genera preoccupazione per noi poliziotti che dobbiamo far fronte all’immobilismo della politica”.