Salvatore Palitta non sarà più il presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop, in scadenza di mandato (non può essere rieletto n.d.R.) dopo più di 4 anni di servizio. Negli ultimi tempi ha dovuto affrontare momenti difficili per il settore: nel febbraio 2019 la protesta dei pastori con il latte gettato in strada, poi è arrivato lo spauracchio dei dazi Usa, uno scoglio abilmente superato dal Consorzio, quindi la pandemia con tutto quello che ha comportato in termini economici.

Mercoledì 9 settembre la videoconferenza con il cda che riunirà un’assemblea straordinaria dei soci per una una modifica statutaria, poi quella ordinaria per l’elezione del nuovo consiglio di amministrazione che dovrà nominare il successore i Palitta. Ancora nessuna candidatura in campo, mentre il presidente in scadenza ha intenzione di lasciare del tutto, senza restare neppure nel cda del Consorzio nato nel 1979, e che ora coinvolge 12.000 aziende zootecniche, circa 25.000 addetti e 40 caseifici con un valore di produzione pari a 230 milioni di euro, che genera nel commercio un valore stimato di 480 milioni di euro.

“Sono stati quattro anni e mezzo intensi, abbiamo portato dentro i nostri uffici tutte le attività che erano state esternalizzate, abbiamo investito circa 9 milioni in attività promozionali, ricerca , studi e rilevazioni, abbiamo curato l’aspetto qualitativo del formaggio e fatto un gran lavoro che ha portato alla modifica del disciplinare e alla creazione di nuovi prodotti, come quelli a basso contenuto di sale, a lunga stagionatura e di montagna, lo snack e ora quello dedicato alla cucina araba ed ebraica”. La sfida adesso sono i nuovi mercati, a partire dal mercato giapponese con il pecorino da consumo.

Un alleggerimento del peso del mercato degli States, che è passato da una fetta quasi totalizzante all’attuale 50% sui 309.000 quintali prodotti nel 2019, che significa circa 1.092.000 forme di pecorino. Ora che il prezzo del latte si è stabilizzato, anche se qualche malessere nelle campagne continua a farsi sentire, e che il pegno rotativo è diventato una realtà nazionale, la Giunta regionale ha approvato una legge che obbliga i produttori a dichiarare la quantità di latte conferito. Ma Palitta è convinto che per il futuro “la stabilità del settore potrà essere governata dai produttori in rapporto con il mercato”. Il Pecorino Romano è la Dop più antica d’Italia, viene prodotto per oltre il 95% in Sardegna e per la quota restante nel Lazio e nella provincia di Grosseto.