Non c’è l’obbligo di presentarsi all’imbarco con una certificazione di negatività perché nell’ordinanza si parla solo di un invito, c’è però l’obbligo di sottoporsi a tampone molecolare o antigenico in Sardegna entro 48 ore dallo sbarco se non si è esibita la certificazione richiesta“. Lo chiarisce l’assessore della Sanità della Regione Sardegna, Mario Nieddu, a proposito dell’ultima ordinanza del presidente Christian Solinas che prevede i test per chi arriva nell’Isola.

Nella serata di domenica 13 settembre si è resa necessaria una nota esplicativa dell’ordinanza n° 43 del Presidente Solinas per provare a spiegare le scelte introdotte l’11 settembre 2020.

L’assessore Nieddu è dovuto ritornare questa mattina nel merito e aggiunge: “Il provvedimento impone l’isolamento fiduciario sino a che non si ha l’esito del tampone“. E se, una volta in Sardegna senza certificato di negatività, ci si rifiuta di fare il tampone? “Si resta in isolamento finchè non si riparte – spiega l’assessore – si è infatti obbligati a ottemperare un’ordinanza, la si può anche impugnare davanti alla Corte Costituzionale se si ritiene che stia violando i propri diritti, ma intanto la si deve ottemperare, altrimenti si va incontro alle sanzioni previste dalla legge”. D’altronde, conclude l’assessore della Sanità, “non si capisce perché il Lazio può farlo e la Sardegna no: nel Lazio, quando arrivi dalla Sardegna, ti somministrano il tampone, volente o nolente”

COSA PREVEDE L’ORDINANZA

Il governatore della Sardegna Christian Solinas ha firmato la nuova ordinanza restrittiva anti covid. Dal 14 settembre i passeggeri in ingresso nell’Isola sono “invitati” a presentare un certificato di negatività al virus agli imbarchi di navi e aerei o a autocertificare di essere risultati negativi a un test sierologico, molecolare o antigenico. In assenza di questo “accettano” di effettuare un tampone entro le 48 ore dall’arrivo e a comunicarne l’esito alle autorità sanitarie locali.

Nella stessa ordinanza viene imposto da subito l’obbligo di indossare le mascherine h24 anche all’aperto nei casi non sia possibile rispettare la distanza di un metro. I passeggeri senza il test in partenza che accettano di fare il tampone in Sardegna sono obbligati a restare in isolamento domiciliare fiduciario in attesa dei risultati dell’esame. L’invito ai test per chi entra nell’Isola non si applica ad alcune categorie: chi esercita attività funzionali ad organi costituzionali, equipaggio di mezzi di trasporto, personale viaggiante su treni e aerei per motivi di lavoro e salute.

Tutti i passeggeri prima dell’imbarco sono comunque tenuti – e l’ordinanza lo ribadisce – a registrarsi con i moduli scaricabili dal sito della Regione, e da trasmettere poi per via telematica, o attraverso l’app Sardegna sicura. Infine, in vista della riapertura delle scuole, che nell’Isola scatta il 22 settembre, con l’ultimo provvedimento firmato da Solinas viene portata all’80% l’occupazione dei posti a sedere sui mezzi di trasporto pubblico locale.

Ma proprio questa mattina, sono numerose le segnalazioni che giungono alla Redazione, dove si fa presente che nessuno è stato controllato e che, oltre alla solita scatola per imbucare il modulo di autocertificazione, nessuno è stato controllato.

Ma i controlli immediati con personale Ats al momento sono solo per i passeggeri che arrivano da Croazia, Grecia, Malta e Spagna. L’unico faro per chi arriva oggi all’aeroporto di Cagliari-Elmas è un banchetto sistemato al reparto arrivi: distribuisce un foglio con le indicazioni utili per trovare nelle vicinanze una struttura che esegue i test obbligatorio dopo l’ordinanza della Regione Sardegna entrata in vigore oggi.

La prima cosa da fare è comunque chiamare un numero verde indicato nelle informazioni per comunicare il proprio arrivo e la volontà di sottoporsi al tampone entro 48 ore. Ma, denunciano alcuni passeggeri, “non risponde nessuno”.

Poi l’impegno ad osservare l’isolamento fiduciario sino all’esito della verifica anti coronavirus. Le prime reazioni? Sbigottimento.

“Non ho fatto il test perché – spiega un viaggiatore appena sbarcato da Milano non ne sapevo nulla”. Tutti pronti a sottoporsi ai controlli secondo le modalità indicate nel foglietto. Ma più di uno si lamenta: “Bisognava gestire meglio la situazione sotto il profilo organizzativo”, dice un altro passeggero arrivato dalla Lombardia.

Qualcuno che aspetta racconta le esperienze di familiari sardi sbarcati a Fiumicino nei giorni scorsi: “Ai miei nipoti – svela una pensionata – sono bastati dieci minuti per effettuare il test a Roma in una struttura pubblica”. L’ordinanza non ha fermato una coppia in viaggio di nozze, che però è abbastanza scettica: “Se fanno l’ordinanza a fine settimana, come facciamo a fare il test? Speriamo che facciano tutto al villaggio vacanze”.