Sarà un’occasione di confronto sulle “Strategie energetiche per la Sardegna” l’incontro che Venerdì 18 settembre vedrà riuniti intorno a un tavolo a Cagliari la sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico Alessandra Todde e rappresentanti di Italia Nostra, COBAS, ISDE, USB ed Amministratori comunali.

Il meeting si pone idealmente nell’alveo aperto dal MISE con la convocazione a Roma il 31 gennaio scorso di forze politiche regionali, rappresentanze sindacali e imprenditoriali, associazioni ambientaliste per discutere del phase out dal carbone della Sardegna entro il 2025, nel rispetto degli obblighi assunti dall’Italia nei confronti della Comunità europea con la presentazione del Piano Energia Clima (PNIEC). Vale la pena ricordare per inciso che in tale occasione Italia Nostra, USB, COBAS e WWF avevano fatto pervenire al MISE un documento dal titolo “Sardegna Isola zero CO2 – Phase out 2025 – Proposte operative per la decarbonizzazione della Sardegna”.

In quella sede era emersa una profonda divaricazione tra le posizioni del mondo ambientalista, che invocavano il rispetto degli impegni assunti con l’Europa e quelle espresse dalle restanti rappresentanze – in particolare Regione Sarda, Confindustria Sardegna e Sindacati confederali – che proponevano una indeterminata dilazione temporale. Ulteriori divergenze erano emerse in relazione ad alcune anticipazioni sulla volontà del Governo di abbandonare il progetto di realizzazione della dorsale del metano in Sardegna. Rafforzato in tale scelta dallo studio RSE sull’approvvigionamento energetico della Sardegna (Anni 2020- 2040), che dimostrava attraverso una stringente analisi Costi-Benefici la non sostenibilità economica della soluzione dorsale, il Governo ha optato con il DL semplificazione, di recentissima approvazione, per una soluzione che prevede un collegamento “virtuale” Sardegna-Continente mediante un servizio di bettoline che provvederanno a rifornire 5 depositi costieri, dotati di minirigassificatori, dai quali il metano potrà essere immesso nella rete di distribuzione a servizio dei 38 bacini di utenza o trasportato su ruota. Saranno questi i temi principali che animeranno il dibattito.

Oltre a soddisfare i maggiori chiarimenti da più parte invocati sulle modalità di attuazione del modello postulato dal MISE, la sottosegretaria Todde avrà modo di precisare le posizioni del Governo in merito alla decarbonizzazione della Sardegna ed alle modalità di implementazione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili.

Di contro i diversi interlocutori presenti al tavolo, pur accogliendo con favore l’abbandono della dorsale da sempre avversata, non mancheranno di evidenziare l’opportunità irripetibile per la Sardegna di attivare una politica energetica basata in primo luogo sull’efficientamento e sul risparmio e una migrazione decisa e rapida verso le FER, che miri al superamento della illogica strettoia imposta da una transizione energetica necessariamente legata al metano.

La posizione ambientalista e dei sindacati di base nasce dalla constatazione delle singolari potenzialità delle FER in Sardegna, dalle peculiarità socio economiche, ma soprattutto dalla necessità di iniziare nell’immediato un processo globale di decarbonificazione che investa tutti i settori dal residenziale all’industria. Un processo inevitabile la cui accelerazione risulta dettata non solo dagli effetti dei cambiamenti climatici e dai riverberi più o meno oscuri sulla salute, ma vie più sollecitata dalla imprevista opportunità di cospicue risorse finanziarie rese disponili dal Recovery fund.

Il confronto si preannuncia dunque aperto e serrato. Gli stakeholders coglieranno di certo l’occasione per sollecitare il Governo a intraprendere scelte più coraggiose sui temi ambientali, in anticipo sugli stessi obbiettivi che comunque l’Europa ci chiede di rispettare e che in caso di default sconterebbero un prezzo in termini di perdita di incentivi e di credibilità politica. D’altra canto la stessa compagine ministeriale appare sotto attacco da parte della classe politica isolana che in un’inedita sintonia bipartisan si ostina a chiedere l’autorizzazione e il finanziamento di un gasdotto, la cui realizzazione appare solo funzionale ad un modello industriale il cui fallimento è da tempo sotto gli occhi di tutti.