L’Unione Europea ritiene che le elezioni presidenziali tenutesi in Bielorussia il 9 agosto siano state all’insegna dei brogli quindi non riconosce Alexander Lukashenko come legittimo presidente del Paese, ha dichiarato il capo della diplomazia europea Josep Borrell.

“Consideriamo le elezioni del 9 agosto truffaldine, quindi Lukashenko non è il presidente legittimo… della Bielorussia”, ha detto in una sessione plenaria del Parlamento europeo.

Borrell ha sottolineato che l’Unione europea sta rivedendo le sue relazioni con la Bielorussia e in particolare sta studiando i “settori in cui i contatti dovrebbero essere congelati”.

“Stiamo adottando sanzioni. Molti di coloro che hanno preso parte alle repressioni saranno soggetti a queste sanzioni. Studiamo la questione in Consiglio e vogliamo adottare le sanzioni il prima possibile, prima della riunione del Consiglio d’Europa”, prevista per il 24 a 25 settembre,” ha aggiunto.

Il capo della diplomazia di Bruxelles non ha escluso che “se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente, potrebbero essere prese ulteriori sanzioni”.

Borrell ha ribadito l’appello dell’UE a “trovare una via d’uscita dalla situazione e porre fine alle repressioni e avviare un dialogo nazionale inclusivo”.

“Siamo pronti a sostenere qualsiasi iniziativa credibile in questa direzione, ma sottolineiamo che dal nostro punto di vista, tenere nuove elezioni sotto la supervisione dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) sarebbe la soluzione migliore”, ha detto.

Proteste in Bielorussia dopo presidenziali

Le proteste dell’opposizione sono scoppiate in tutta la Bielorussia a seguito delle elezioni presidenziali del 9 agosto che hanno visto la rielezione del presidente Alexander Lukashenko per il suo sesto mandato. Mentre le autorità elettorali sostengono che Lukashenko abbia raccolto oltre l’80% dei voti, l’opposizione insiste che la sua principale contendente, Svetlana Tikhanovskaya, abbia vinto le elezioni. L’opposizione accusa inoltre le forze di sicurezza di abusare della forza per reprimere le proteste.