I sindacati hanno promosso uno sciopero e presidi in tutta Italia, compresa la Sardegna, per tutelare i diritti dei 1.500 lavoratori della sanità privata che aspettano un rinnovo contrattuale ormai da 14 anni, con tutto ciò che ne consegue, come per esempio dai 100 ai 200 euro in più in busta paga.

Cgil, Cisl e Uil hanno manifetsato davanti all’assessorato regionale alla sanità, mentre l’Ugl ha dato appuntamento di fronte alla sede cittadina della sigla in via Sarpi. In via Roma si sono presentati circa ottanta lavoratori, solo una delegazione (per le regole anti Covid) di aderenti allo sciopero. E hanno gridato “Vergogna, vergogna”.

“Qui – ha detto Guido Sarritzu, Uil – per chiedere anche all’assessore di rappresentare la situazione della sanità privata nella conferenza stato regioni e di verificare lecondizioni di lavoro con organici ormai ridotti all’osso”. Alessandro Floris, Cisl, ha ricordato l’importanza dei lavoratori della sanità privata in questi mesi di lotta al Covid. “Hanno lavorato – ha spiegato- sopperendo alle carenze del pubblico. Abbiamo bisogno di una sanità privata livellata sugli esempi europei”.

Durissima la Cgil. “Pronti ad azioni eclatanti – ha detto Nicola Cabras – niente soldi alla sanità privata se prima non c’è il nuovo contratto. E soprattutto bisogna puntare su un contratto collettivo unico: non ci sono sanità di serie A e B”. Protesta anche l’Ugl. “Siamo contento- ha detto il segretario Piergiorgio Piu all’Ansa- che ci sia una mobilitazione generale dopo le nostre battaglie degli scorsi anni. Perché il lavoratore privato deve percepire meno del lavoratore pubblico?”.