La dichiarazione d’intenti è chiara fin dalle prime battute: “Qui non si trappa”. Emis Killa e Jake La Furia, per la prima volta insieme per l’album di inediti dal titolo “17” (Sony Music), scritto a quattro mani e in uscita domani, ribadiscono così il loro essere orgogliosamente rapper. “Così chi si avvicina al disco, saprà immediatamente che non ci troverà né pop, né trap”, dicono i due artisti. “La trap non è il male, ma è diventato un fenomeno enorme il cui ultimo interesse è fare buona musica – argomenta Jake La Furia -. Trovi di tutto in giro e anche cose che fanno schifo diventano un successo a colpi di visualizzazioni. Ma non è un dito puntato contro la trap che conta artisti di livello come Capo Plaza, Sfera Ebbasta o Lazza, ma contro chi non sa fare”. Ma è soprattutto la volontà di celebrare la scuola che ha reso il rap il genere più ascoltato in Italia oggi.

Il disco è nato dalla profonda e lunga amicizia che lega i due, che vantano oltre 20 dischi di platino e hit che hanno segnato intere generazioni. “Qualcuno deve averci chiesto perché non facevamo un disco insieme. E così, alla fine, l’abbiamo fatto durante uno slot libero per entrambi”, dopo aver già collaborato nei brani “Di tutti i colori”, “Non è facile”, “Fuoco e Benzina”.
Un anno scarso di lavoro, e disco pronto ad uscire il 17 aprile, in pieno lockdown. E proprio l’iniziale data di uscita, ma soprattutto il tatuaggio che entrambi sfoggiano (in onore della data di nascita di tutti e tre i figli che hanno – due Jake, uno Killa -) e il fatto che sia un numero ricorrente nelle loro vite, ha portato senza troppi ripensamenti alla scelta del titolo. “Altro che portasfortuna”. Ma ad accomunarli c’è molto altro: lo stesso modo di pensare il rap, la stesa attitudine “tamarra” come spiega Jake La Furia (“sia io che Emis siamo un po’ arrogantelli, spocchiosetti, ma è un punto di forza per riuscire a scrivere nel modo in cui facciamo, anche duro”), la stessa voglia di rivalsa che li ha portati in vetta all’hip hop italiano. E il risultato è un lavoro pensato e costruito alla pari. “Stesso numero di pezzi chiusi, stesso numero di battute.

Abbiamo fuso tecniche, stile e flow”, raccontano. E come da tradizione per il rap, non si sono fatti mancare collaborazioni. “Merito soprattutto mio – rivendica Killa – e delle mie capacità da pr”. Nel disco fanno capolino Salmo e Fabri Fibra, Lazza, Massimo Pericolo, Tedua. E numerosi sono i produttori che hanno preso parte al progetto: Big Fish, Chris Nolan, Boss Doms, Low Kidd, 2nd Roof e gli internazionali X-Plosive e Abaz, Dat Boi Dee, Kid Caesar e Young Satana. Senza timore di perdere il fil rouge del disco. “E’ come avere una tavolozza con tutti i colori. Non possono non star bene insieme – dice ancora l’ex giudice di The Voice, che non disdegnerebbe di tornare in tv -. Sono le vie di mezzo che non vanno bene”.

“Non siamo stati guidati dai grandi nomi – aggiunge il fondatore dei Club Dogo -, ma dalle sonorità che ognuno di loro poteva aggiungere al progetto”.

Il parallelo con l’esperienza fatta da J-Ax e Fedez, ai tempi di Comunisti col Rolex, lo ritengono un po’ forzato: “Il loro progetto era molto pop, ma magari riuscissimo ad avere il successo che hanno avuto loro”, precisa Jake La Furia, che poi sollecitato sull’appello lanciato da Ghali a esporsi sul caso Willy, spiega che “la gente dovrebbe smettere di aspettarsi che gli artisti dicano la loro su qualunque cosa. Siamo artisti, non opinion leader. E non voglio che nessuno mi venga a rompere per espormi o non espormi su qualcosa. Devono essere le istituzioni a parlare”.

Domani, insieme all’album, sarà disponibile anche il singolo Medaglia, dopo Malandrino che ha anticipato il disco. In progetto anche la possibilità di portare il disco live, Covid permettendo, tra la primavera e l’estate prossima.