Troppi paradossi intorno alla mitologia di Banksy, l’ultimo riguarda il suo lavoro più noto e riprodotto, il “Lanciatore di fiori”, lavoro iconico di massa che ne ha determinato l’ascesa, caratterizzando la sua leggenda dell’artista attivista, catapultando le sue azioni fuori dal sistema dell’arte proiettandolo sulle pagine d’informazione di cronaca politica di tutti i maggiori quotidiani del mondo, apparso su un muro di Gerusalemme nel 2005.

Dal punto di vista della strategia del marketing della street art, la sua è stata una lezione Accademica di comunicazione, emulata da Jorit nell’estate del 2019, fino a quel momento Jorit era identificato da molti come un ritrattista generico in macroscala, per il quale riprodurre Maradona, Fedez o Sgarbi era tutto sommato un indifferente esercizio di stile.
Ma se lavori sul muro di Gerusalemme, automaticamente ti sprovincializzi e da provinciale artista locale di Bristol o di Napoli, diventi un artista internazionale.

Jorit a Gerusalemme però, l’estate del 2019 venne arrestato per avere dipinto un murales che ritrae la giovane attivista palestinese Ahed Tamimi (appena liberata dopo 8 mesi di detenzione), insomma ci ha messo la faccia, innegabile che quel lavoro l’abbia fatto lui, di Banksy non sappiamo nulla, di chi è l’identità di chi ha realizzato quel lavoro?
Lavoro che ha così tanti multipli da essere dichiarato sovente da lui stesso fake tra i suoi mille gadget on line, anzi quello stesso lavoro è stato anche riprodotto, firmato e interpretato da altri artisti, come fosse la Monna Lisa di Leonardo, anche io ne ho una copia, rifatta a mano e firmata da Roberto Scala, noto artista di stanza in questo momento a Milano.

Stiamo parlando di Banksy, “artista” che per tenere alte le sue quotazioni nelle case d’aste internazionali, è costretto a rincorrere il clamore mediatico, che per fare salire la quotazione dei suoi lavori in cerca d’autore, e distinguerli dalla sua produzione di massa, è costretto a gesti clamorosi.

Il vero scandalo è la sua mitizzazione, figlia in realtà di chiare strategie mediatiche di borsa che tendono a sovrastimarne il valore. Tecnicamente, i giudici dell’Unione Europea, che sono un tantinello più seri degli operatori di mercato, hanno preso atto che l’autore non esiste, se non esiste autore come può esistere il suo marchio?

Ragion per cui, giustamente ne hanno evidenziato la mala fede: perché un artista anonimo rivendicherebbe un marchio registrato della sua produzione? La sentenza dell’Ufficio Europeo per la proprietà intellettuale, ha dato ragione alla Full Colour Black, che da anni si chiede: che diritto ha Banksy di dichiarare i suoi fake?

Insomma vuole fare lo street artista? Il madonnaro pop urban come Jorit?
Lo faccia, nel rispetto del suo anonimato, può dipingere su proprietà private illegalmente quando e come gli pare, perché pretende un copyright se di libera circolazione di linguaggio si parla? Concludo, per quanto mi riguarda il “lanciatore di fiori” di Banksy l’ha fatto Roberto Scala, artista di Milano.

Cosa volevo aggiungere?

Cagliari è l’unica città metropolitana Occidentale ancora priva di una pubblica Accademia d’Alta Formazione Artistica, sarà per questo che Banksy non è ancora passato con un suo lavoro in Via San Saturnino?

L’opinione di Mimmo Domenico di Caterino