La Sardegna ha deciso per il taglio dei parlamentari. Nonostante la bassa affluenza – i votanti non hanno superato il 36%, solo la Sicilia ha fatto peggio – il referendum confermativo costituzionale, per il quale non c’è bisogno di quorum, si è concluso con la vittoria del Sì: 66,7% contro il 33,3% dei No. I favorevoli soprattutto nel sud Sardegna, dove la percentuale dei consensi ha superato il 70%, e nell’Oristanese (69%). Si raggiunge il 67% tra Nuoro, Ogliastra e Sassari con la Gallura, mentre il dato più basso si registra nella Città Metropolitana di Cagliari: circa il 61%.

Nell’Isola, quasi tutta la politica si era spesa per il No al taglio, con esclusione del Movimento Cinquestelle e di qualche esponente di partito, nonostante le indicazioni arrivate dalle segreterie nazionali, come nel caso di Pd, Lega e Fdi. Diviso tra il non voto e il No il mondo indipendentista. E se le norme anti Covid – mascherina, contingentamento degli ingressi, igienizzazione delle mani e delle matite – non hanno fermato il voto, la politica dovrà interrogarsi su questo ennesimo crollo dell’affluenza.

In attesa di una nuova legge elettorale che dovrà riequilibrare la rappresentenza in Parlamento dopo il taglio confermato dal referendum, si stima che la Sardegna perderebbe una decina tra senatori e deputati: i primi passerebbero da 9 a 4, i secondi da 17 a 11 o 12. Complessivamente, quindi, l’Isola approderebbe a Roma con una squadra di 15-16 parlamentari.

I dati:

Referendum, in Sardegna vince il Sì: ecco i risultati