“L’evidenza del disastro merita un approfondimento processuale”. Così gli avvocati che tutelano le parti lese annunciano la loro opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Cagliari nell’ambito dell’inchiesta sul Poligono militare di Capo Teulada, nel sud Sardegna. L’udienza davanti al Gip, che dovrà pronunciarsi sull’istanza del Pm, è stata fissata per il 30 settembre.

E in quella occasione i legali Giacomo Doglio, Roberto Peara, Gianfranco Sollai e Caterina Usala daranno battaglia per ottenere il processo. Tutti gli indagati sono accusati di omicidio, lesioni personali gravi e disastro ambientale. Si tratta di alti vertici dell’Esercito italiano in carica nel periodo compreso tra il 2009 e il 2015: in particolare i capi di Stato Maggiore (dal 2009 al 2011 e dal 2011 e 2015), il capo del Terzo Reparto RIF Stato Maggiore (dal 2008 al 2013), il sottocapo di Stato Maggiore (dal 2010 al 2013) e il comandante della Regione Sardegna (sino al mese di ottobre 2010).

Gli avvocati contestano le conclusioni a cui è arrivata la Procura, secondo la quale le risultanze delle prove raccolte attorno alla “sindrome di Teulada “non sarebbero sufficienti al fine di sostenere in giudizio l’accusa che i casi di patologie neoplasiche denunciate siano associabili alle fonti inquinanti presenti nel poligono. I legali puntano il dito contro l’Esercito perché avrebbe continuato a utilizzare per il tiro a bersaglio a Teulada missili Milan contenenti torio radioattivo, nonostante la commissione parlamentare d’inchiesta, in una delle sue relazioni, segnalò che “dopo il 2000 tutte le partite di missili Milan in dotazione alle varie Forze armate francesi, italiane e di altri eserciti sono state ritirate”.

Gli avvocati delle vittime parlano di un ‘bombardamento’ di 860.624 colpi, tra cui 11.785 missili Milan, tra il 2008 e il primo semestre 2016. Tutta l’area del Poligono come “una terra di nessuno – denunciano i legali – trasformata in un’immensa discarica, collocata tra cielo e mare, che ha continuato ad essere abusata e snaturata”.

Ora, spiegano, “l’opposizione alla richiesta di archiviazione, finalizzata ad ottenerne il rigetto attraverso la sollecitazione di nuove indagini peritali, quando non fosse possibile disporre l’imputazione coatta sulla base delle condotte illecite già risultanti dagli atti, è un grido che si spera possa squarciare il silenzio sulla Terra di nessuno perché diventi Terra di tutti”.