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Una sepoltura romana del secondo secolo d.C. La chiamano la “Tomba dei pesci” perché una parte è decorata con tritoni e cavallucci marini in un fondale azzurro. Era l’omaggio ai defunti di una nobile famiglia cagliaritana quando a Roma era imperatore Adriano o forse Antonino Pio. È in mezzo ai palazzi del quartiere cagliaritano di Sant’Avendrace. Forse è stata qualche decennio fa anche la casa di qualcuno. Ma ora, grazie al restauro della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, tutti – con molta calma e cautela perché in quegli ottanta metri quadri si potrà entrare uno per volta – potranno fare un salto indietro nella storia di quasi duemila anni.

Una tomba dimenticata, ma unica. Particolare, spiega l’archeologa Giovanna Pietra, rispetto alla tipologia di tombe di quel periodo. Alcuni gradini per accedere al vano. E poi, davanti agli occhi, ecco tre nicchie. Quella di sinistra spoglia. Quella a destra con le decorazioni caratteristiche dei pesci.

Il mare, d’altra parte, in linea d’aria è a poche decine di metri: ispirarsi a quel tipo di paesaggio non doveva essere difficile. Poi altre decorazioni: soprattutto spighe e motivi floreali. Probabilmente la tomba era arricchita da una statua: durante gli scavi è stata trovata una mano di marmo. Ma durante gli interventi sono affiorate altre testimonianze. Quella che sta incuriosendo di più è una lapide dedicata da un liberto al suo patrono. Anche lui liberto, ma uomo di grande prestigio: era il capo di quello che oggi si potrebbe chiamare Archivio di stato, deposito di tutti i documenti ufficiali che riguardavano la provincia di Sardegna. Attenzione però: tomba e lapide non sarebbero collegate, dovrebbero appartenere a periodi diversi. Scoperte su scoperte: durante gli scavi sono state trovate altre tombe, nelle prossime settimane si eseguiranno i sondaggi.

Una zona unica: le tombe sono ai piedi del colle di Tuvixeddu, sede di una necropoli fenicio punica unica al mondo. La stessa area della tomba dei pesci era stata immaginata come ipotetica porta di accesso del parco- necropoli. “Aveva ragione Giorgio Todde – spiega la soprintendente Maura Picciau – a spendere le sue energie per difendere Tuvixeddu e la sua storia. Riportare alla luce una sepoltura come la tomba dei pesci, trovare una lapide dedicata al capo degli archivisti, è motivo di grande emozione e soddisfazione. Per questa area si può immaginare un futuro di moderna fruizione che va di pari passo con la tutela. Un bene che va valutato anche in chiave economica: se con la scoperta di questi e altri reperti tornano a casa per lavorare ragazzi sardi che ora sono fuori dall’isola, il quadro è completo”.