a-rischio-la-chimica-verde-scioperi-e-mobilitazione-in-sardegna

Un nuovo sciopero generale del polo petrolchimico di Porto Torres è stato proclamato dai sindacati di Cgil, Cisl e Uil, che si terrà il 22 ottobre. L’ipotesi, se la Prefettura lo consentirà, è quella di una lunga marcia da parte di operai e sindacalisti dal polo industriale sino al centro abitato di Porto Torres, con meta l’edificio del Comune. Se per motivi di sicurezza santaria, la manifestazione dovesse essere negata, i lavoratori si asterranno dal lavoro per l’intera giornata.

I vertici territoriali di Cgil, Cisl e Uil e gli operatori dell’area industriale hanno ribadito le richieste già formulate nei giorni scorsi, in occasione di un incontro avuto con Eni. I sindacati chiedono la ripresa degli investimenti sulla chimica verde. “L’Eni doveva sviluppare a Porto Torres la più grande produzione di bio-polimeri d’Europa, ma quel progetto rivoluzionario è stato tradito” lamentano. Nel frattempo “dopo il lockdown e la contrazione delle attività di manutenzione, che l’Eni non ha riavviato nonostante gli impegni presi, pretendiamo che tutti i lavoratori riprendano a lavorare”, è la richiesta più immediata.

“Basta con la cassa integrazione per Covid lo stabilimento è in marcia, ci sono attività da fare, ma l’Eni fa cassa invece di contribuire al rilancio del territorio e del Paese”, protestano i lavoratori e i loro rappresentanti. In occasione del vertice della scorsa settimana, cui era seguita un’attività di volantinaggio e di sensibilizzazione rispetto ai temi che hanno portato allo stato di agitazione, erano state mosse obiezioni anche a Versalis e Matrica. “La storiella dell’arbitrato e delle loro difficoltà intra-societarie non è più credibile, si avvii la terza fase del progetto, da discutere alla presidenza del consiglio”.

E la politica? “Il silenzio delle istituzioni è desolante”, è stato detto tra le altre cose. “Si superino le riunioni locali – chiedono i sindacati – non sono state capaci di cambiare niente, spesso per manifesta incapacità della politica”. Non solo. “Guai a farsi coinvolgere da Eni in ragionamenti di carattere più ampio rispetto all’emergenza del polo di Porto Torres – è l’appello – il rischio è che questa partita, centrale, venga inserita in un calderone dal quale la Sardegna ha solo da perdere”.