saras-perdite-2014-scese-a-266-milioni-ricavi-gi-and-ugrave-dell-and-rsquo-8

È aperta da cinque anni l’inchiesta sul petrolio dell’Isis che sarebbe arrivato alla Saras. Gli investigatori della Direzione distrettuale antiterrorismo di Cagliari ci stanno lavorando da tempo, ma l’indagine è deflagrata con le perquisizioni effettuate nei giorni scorsi nelle sedi della società di Sarroch e Milano, dove sono stati raccolti dai finanzieri 18 quintali di documenti.

L’ipotesi su cui stanno lavorando i pubblici ministeri Danilo Tronci e Guido Pani riguarda il presunto arrivo nella raffineria di Sarroch, la più grande d’Europa, di barili provenienti dallo stato islamico – partendo dall’Iraq e passando dalla Turchia – acquistati a prezzi estremamente convenienti. Il fascicolo ipotizza i reati di riciclaggio, falso e reati fiscali, mentre nel registro degli indagati sarebbero finiti i vertici aziendali, Franco Balsamo e Marco Schiavetti.

Tuttavia, la parte cruciale dell’inchiesta risulterebbe ancora contro ignoti e ipotizza un finanziamento all’organizzazione terroristica jiadista risalente al 2015. Sotto il controllo dei finanzieri sono finiti anche i viaggi di alcune navi della britannica Petraco Oil Company, arrivate a Sarroch nel 2016, con acquisti di prodotti da società delle Isole Vergini.

Leggi anche:

Il petrolio dell’Isis nelle raffinerie sarde, sotto inchiesta la Saras: perquisizioni a Cagliari e Milano