La grande tela divisionista del 1898 che ritrae Angelo Sommaruga e l’ olio su tavola del 1940 dedicato all’ amico postino, alle spalle del quale un autoritratto mostra l’ autore sorridente mentre sorseggia un caffè. Questi due estremi figurativi racchiudono la lunga avventura artistica di Giacomo Balla, così come la racconta cronologicamente la minuscola galleria romana Futurism and Co.

Al maestro torinese, gigante della pittura della prima metà del Novecento, protagonista assoluto del Futurismo con la sua ricerca straordinaria sulla luce, il movimento, la velocità, la struttura espositiva a due passi da piazza di Spagna dedica una antologica fino al 28 febbraio prossimo, con una una quarantina di opere suggestive. ”Giacomo Balla, dalla luce alla luce” – a cura di Elena Gigli, responsabile dell’ archivio dell’ artista – è un omaggio al pittore per i 150 anni dalla nascita che si celebrano l’ anno prossimo ed è stata pensata anche per festeggiare i 20 anni di Futur-ism, l’ associazione fondata dal collezionista Massimo Carpi che raccoglie 150 appassionati e di cui la galleria rappresenta l’ estensione. Al centro della piccola sala al caleidoscopio dei lavori dell’ artista fa da contraltare Helios, un prototipo realizzato da Marco Ricci con pannelli fotovoltaici che captano la luce solare e la restituiscono nei colori primari rosso, verde e blu su una serie di barre di plexiglass. ”E’ una metafora – dice Carpi – la struttura si ricarica con la luce del giorno ma anche con quella proveniente dalle opere meravigliose che la circondano”.

”Balla era uno sperimentalista, un mago della luce – spiega Gigli -. Già dai primi lavori di inizio secolo la luce è il soggetto, il tema, la fonte ispiratrice della sua arte”. Lo testimonia in modo chiaro lo studio per ‘Affetti’, olio su tavola del 1910, che mostra la moglie Elisa davanti a una finestra mentre osserva la figlia Lucia, poi ‘rinominata’ appunto Luce, intenta a leggere un foglio. Al tema della velocità, ispirato anche dalle automobili in corsa riflesse sulle vetrine dei negozi in via Nazionale, appartengono alcune tra le opere più significative del primo periodo futurista come la piccola vernice su lamina d’ oro ‘Spazio+ velocità’, del 1913, acquistata pochi mesi fa da Carpi in un asta a Milano. ”E’ una rarità alla quale sono molto affezionato – dice -.

Balla fece due solo cose su carta d’oro: questa e un’ altra, molto più bella, che è in America”. Altro capitolo affascinante riguarda le Compenetrazioni iridescenti, gli studi su carta in cui Balla si concentra sulla scomposizione della luce nati dalla suggestione provata a Dusseldorf nel 1912 osservando l’ effetto dei raggi solari attraverso la vetrata di una chiesa. ”Trenta anni fa ne comprai una pagandola cara – racconta il collezionista – e quando la mostrai a Luce Balla Luce, mia amica, lei mi disse: ‘Sei pazzo ad aver speso così tanto’ e mi offrì altre due compenetrazioni a un prezzo bassissimo. ‘Così almeno potrai dire che con quella cifra dire ne hai prese tre’ ”. Un altro aneddoto riguarda la Costellazione di Orione, del 1910. Era sul retro di un dipinto di Depero finito sulla porta di un pollaio. Carpi lo comprò 35 anni fa da un collezionista, un restauratore lo pulì e sulla parte posteriore si scoprì lo studio di Balla per l’ opera andata distrutta negli anni della prima guerra mondiale.

Prezioso è anche il collage ‘Folla+paesaggio” del 1915, appartenuto a Filippo Tommaso Marinetti. Balla era un artista-ricercatore che metteva in pratica i progressi della fisica su luce, elettromagnetismo, teoria quantistica. Parlando di ‘Lampada ad arco’ , un suo capolavoro del 1910, lo definì ”un quadro, oltre che originale come opera d’ arte, anche scientifico perché ho cercato di rappresentare la luce separando i colori che la compongono”. ”Balla preconizza con un secolo di anticipo le attuali conoscenze che legano le qualità spettrali della luce alla modulazione del cervello emozionale, attraverso meccanismi sconosciuti e reti neurali non ancora caratterizzate”, osservano nel testo in catalogo Roberto Brunelli e Marco De Spirito. Arte e scienza, dunque, per ”vere e proprie poesie di luce” che Balla riesce a creare anche attraverso il fumo di una sigaretta modellandone la scia, come nel caso del postino, per tracciare la sua firma sul quadro.