La Regione Sardegna ha approvato il Reddito di libertà, una misura economica di sostegno dedicata a quante – con o senza figli minori – s’impegnino a seguire un progetto personalizzato di “emancipazione”.

Il sussidio che ciascuna donna può ricevere è di 780 euro che aumenta di 100 euro se disabile e di 200 se ha figli con disabilità. Questo il reddito base previsto, che però potrebbe non essere sufficiente a coprire tutti i fabbisogni.

Quali donne saranno ammesse al contributo?  La valutazione avverrà considerando una serie di criteri legati allo stato di salute, eventuale gravidanza, livello di scolarizzazione e tempo di permanenza all’interno di una casa di accoglienza. Quanto durerà il reddito? Sarà percepito per un minimo di un anno e prorogato fino a un massimo di tre. Il piano personalizzato di interventi per ogni donna comprende, oltre l’erogazione del sussidio, il rimborso delle spese legali, l’accesso alla formazione in vista di un’occupazione, l’aiuto per favorire gli spostamenti per sfuggire alla violenza, la garanzia di continuità scolastica per la vittima e i figli, il sostegno per l’autonomia abitativa e infine l’inserimento nel mondo del lavoro.

Al sussidio possono accedere non solo le vittime di violenza certificata dai Servizi sociali dei Comuni, ma anche le donne che si sono rivolte direttamente ai Centri antiviolenza. La delibera che stanzia 514mila euro per coprire le spese del 2020, attua una legge approvata dal Consiglio regionale nel 2018, quindi nella precedente legislatura di centrosinistra, nata da una proposta trasversale con le firme di Alessandra Zedda (Forza Italia), Anna Maria Busia (Cd), Rossella Pinna (Pd) e Daniela Forma (Pd).

“Con la prossima Finanziaria cercheremo di potenziare la legge, soprattutto nelle misure di collegamento con la prevenzione”, annuncia Zedda, assessora del Lavoro e vicepresidente della Giunta regionale. “E’ un provvedimento importante e di grande civiltà perché restituirà a tante donne il coraggio per rompere condizioni di maltrattamento, subalternità e oppressione psicofisica – commenta Rossella Pinna, attualmente consigliera dell’opposizione – un esempio di come dinanzi a problemi così urgenti e seri sia possibile dare risposta condivisa ed efficace al di là delle appartenenze politiche”.