Il 2 novembre gli infermieri sardi e tutti gli altri lavoratori appartenenti alle professioni sanitarie operanti nel Pubblico incroceranno le braccia e sciopereranno. Le parole d’ordine sono, secondo Diego Murracino, Dirigente regionale del Nursing Up “rispetto dentro e fuori dal comparto. Chiediamo rispetto affinché i professionisti sanitari possano lavorare in sicurezza, chiediamo di uscire dal comparto contrattuale attuale in quanto non valorizza ma mortifica le nostra professionalità. Anche nel contesto della gestione dell’emergenza Covid 19 è emerso il ruolo strategico degli infermieri, ma non si è andati oltre le parole di elogio e le nostre richieste sono state sistematicamente ignorate”.

Continua Murracino: “La condizione in cui operiamo negli ospedali sardi è pessima da tutti i punti di vista, organizzativo gestionale e professionale. Parliamo del numero degli infermieri in turno costantemente insufficienti per poter lavorare in sicurezza, dequalificazione e demansionamento per l’assenza degli operatori di supporto, migliaia di ore di straordinario lavorato e mai pagato, festivi infrasettimanali non pagati e tanto altro. Questa situazione è il risultato ottenuto in decenni in cui la Regione ha ignorato le esigenze delle professioni sanitarie.

“”La situazione ad oggi è critica, nel Pronto Soccorso del CTO di Iglesias hanno da due giorni due pazienti positivi al Covid che sostano in Pronto soccorso per la difficoltà di trovare un posto letto in un reparto Covid, situazioni simili si sono verificate nel reparto di Medicina del San Martino di Oristano, altri casi al Marino di Cagliari. Il Brotzu pur essendo il principale ospedale regionale per la gestione dei pazienti con politraumi più gravi vede i reparti di degenza con un numero di infermieri e di oss addirittura inferiore ai mesi precedenti l’inizio della pandemia, in particolare sofferenza per carenza di personale sono i reparti di Chirurgia Vascolare, di Ortopedia e di Medicina”.E’ chiaro a tutti che l’emergenza negli ospedali sardi era già esistente prima del covid 19, ma ora la condizione in cui operano le professioni sanitarie è sotto la luce dei riflettori.