L’ordinanza della regione Sardegna è ancora ferma in cantiere. Nonostante le trattative con il Governo e con i capigruppo di maggioranza e opposizione per convincere il presidente Christian Solinas a mettere in campo le misure annunciate, l’ordinanza non è ancora stata adottata.

Le misure che Solinas vorrebbe adottare, in parte restrittive, come la didattica a distanza al 100% e la riduzione della capienza dei trasporti pubblici fino al 50%, e in parte “permissive” rispetto al decreto nazionale, come la riapertura delle palestre e dei teatri, sono all’origine dell’impasse. Solinas, infatti, ha condiviso la proposta con Palazzo Chigi ma ha ottenuto una bocciatura.

Dopo la bocciatura, da parte del Governo Conte, delle ordinanze più permissive delle Province Autonome di Trento e Bolzano abbiano, anche il presidente della Regione Sicilia, Musumeci, che aveva annunciato di adottare un disegno di legge che avrebbe consentito misure estensive, ha poi chiarito che “nessuno ha intenzione di riaprire subito”.

Il modello Sicilia – una legge regionale al posto di un’ordinanza – potrebbe essere sposato anche dalla Sardegna. Una soluzione suggerita al tavolo di ieri notte dal consigliere di centrodestra Stefano Tunis (Sardegna 20Venti) e condivisa dal governatore Solinas. Sarebbe un modo per uscire da un vicolo cieco. L’altra soluzione che potrebbe essere messa in campo già oggi, è l’adozione di un provvedimento con le sole misure restrittive.

In questo caso resterebbero però insoddisfatti ristoratori e gestori di centri fitness che due giorni fa sono scesi in piazza anche nell’Isola per manifestare contro il Dpcm.